
Ascoltare questo disco è stato come aprire una scatola che credevo di aver già esplorato. Ma dentro ci ho trovato molto di più.
Non so se capita anche a voi, ma ci sono artisti che restano sotto pelle, anche quando smetti di seguirli per un po’. Li ascolti una volta, poi passano gli anni, mille playlist dopo… e poi tornano. Così è stato con La Scelta. Ricordavo Il nostro tempo da Sanremo Giovani 2008. Quel pezzo mi era rimasto addosso, come un promemoria gentile di chi vuoi essere davvero.
Poi, qualche settimana fa, ho premuto play su “15 Anni del Nostro Tempo” quasi per nostalgia. E invece ho trovato un disco vivo, presente, necessario.
Questo album non è una celebrazione, è una confessione musicale.
Non c’è niente di patinato o autocelebrativo. È come sedersi al tavolo con una band che ha macinato chilometri, cambiato pelle, ma ha tenuto intatta una cosa: la voglia di parlare veramente. Di tempo, di cambiamenti, di dolori tenuti sotto pelle. Ma anche di speranze, di resistenza, di voglia di ballare nonostante tutto.
Ho sentito ogni pezzo come una pagina di diario. “La grande danza” nella versione 2024 è potente, matura. “Argilla” è una carezza spigolosa, “Ho guardato il cielo” (con Mirko Frezza) è cinema puro, immagini che ti si stampano dentro. Ma quello che più mi ha colpito è l’equilibrio costante tra scrittura e suono.
Non c’è mai un arrangiamento messo lì per moda. Ogni suono sembra dire: “Eccomi, sono qui per servire questa storia”. Anche l’inedito, Paracadute, arriva come un atterraggio morbido dopo un viaggio emotivo. Ti ci sdrai sopra, e pensi: “Ok. Posso respirare”.
E poi c’è la voce di Mattia Del Forno, che non cerca di essere perfetta. Cerca di essere giusta. E lo è, sempre. Ti entra in testa con dolcezza, ma resta con quella verità che non puoi scrollarti di dosso.
Questo disco non grida. Ma resiste.
Come certi legami che durano senza dover essere spiegati. Come certe frasi che tornano solo quando ne hai bisogno.
Ho ascoltato “15 Anni del Nostro Tempo” camminando per Milano, la sera, mentre tutti correvano e io no. E mi sono sentita a casa. Forse perché dentro ogni traccia c’è un pezzo di qualcosa che abbiamo vissuto tutti: una delusione, una speranza, una rabbia lucida, una voglia di riprovarci.
O forse perché, sotto sotto, anche noi siamo fatti di canzoni. Quelle che tornano. Quelle che resistono.

Nota finale:
Se avete amato Il Nostro Tempo, vi consiglio di ascoltare anche Nuestro Tiempo, il nuovo singolo firmato La Scelta feat. Mario Ermito.
È la versione italo-spagnola del brano portato a Sanremo, ma con sfumature nuove, un duetto inedito e una forza universale che lo rende attuale, necessario, potente.
Non è contenuto nel disco, ma è una nuova tappa del viaggio. E merita il vostro tempo.
Anzi: il nostro tempo.