É disponibile da venerdì 21 febbraio 2025 su tutte le piattaforme digitali “Vieni con me” (e in distribuzione digitale Believe Music Italy), il nuovo singolo di Wladimiro D’Arco, scritto per i ragazzi della associazione ANFFASS. Ragazzi con disabilità. Nello specifico, in questo caso, Wladimiro immagina un ragazzo che non è in grado di parlare con il padre per motivi di salute e che vorrebbe dirgli tutte quelle cose. Il ragazzo dice: “…la vita e il futuro sono incerti per tutti, dove ti porterà non lo posso sapere, ma se vuoi, posso accompagnarti”.
Lo abbiamo intervistato. Di lui abbiamo capito che i talent show non gli piacciono proprio, che il futuro è incerto per lui, ma anche per tutti e che probabilmente presto lo sentiremo ancora.

Quando è stata la prima volta che hai sentito nominare l’associazione ANFFASS? E perchè hai sentito l’esigenza di dedicare a questa realtà un pezzo come questo?
La prima volta che l’ho sentita nominare non la ricordo. C’è da sempre nel paese, quindi difficile per me ricordare il momento esatto. Più che una esigenza, è stato un regale, un modo per ringraziare un gesto d’affetto nei miei confronti. Che non dimenticherò mai.
È piuttosto facile ritrovarsi tutti nel personaggio di questo ragazzo dal futuro incerto. Come vedi il futuro della musica e della scena indipendente? E da artista indipendente, ti senti soddisfatto di quello che fai e di come lo promuovi?
Forse di concetto, può essere facile sentire che il futuro è incerto e ritrovarsi immedesimati in questa situazione. Però il futuro incerto di cui parlo nel brano è riferito ai genitori o famigliari. Quello è meno facile da fare. Mettersi nei panni di un genitore che si ritrova in una condizione del genere e che ha mille difficoltà in più di tutti gli altri da gestire. Quello, forse, spaventa come futuro incerto.
Per quanto riguarda il futuro della musica, quello lo vedo incerto per davvero. Una volta un ragazzino di venti anni mi disse, Wladimiro, la musica è cambiata, al giorno d’oggi si fa così. Basta un computer. Al che ho risposto che la musica è sempre quella, forse, a quelli come te non piace studiarla e conoscerla e quindi cercano scorciatoie per comporre. Altro motivo per cui sono convinto che le canzoni oggi siano tutte uguali. Non si capisce più una linea di basso o una orchestrazione. Si mettono in loop dei pattern e ci si scrive sopra qualcosa di adolescenziale da vendere. Io da Wladimiro cerco sempre di migliorarmi, quindi mai soddisfatto. Il concetto di artista in quanto creatore di qualcosa, va bene, ma gli artisti sono altri. Potrei fare un dipinto, ma da lì a dire che sono un artista come Leonardo ce ne passa. Quindi, si, è vero, posso scrivere musica, ma da lì a dire che sono un artista come Mozart, ce ne passa, ma tanto.
La copertina sembra quasi un disegno di un bambino, una di quelle prime grafiche che facevamo con Paint negli anni Novanta. Molto commuovente. Che collegamento c’è con il pezzo?
La copertina è volutamente così. L’ho fatta io. Sembra quella disegnata da un bambino. Con un tratto incerto, tremante, ma pieno di speranza e voglia di cambiare. Di avere un futuro bello e solare. E la scelta dei colori e della immagine, vuole proprio far arrivare questo.
Un cielo grigio dietro, che poi si colora e si riempie di sole e luce. Come a lasciar intendere che alla fine, le cose, andranno bene. Basta impegnarsi. E il collegamento con il pezzo è proprio questo, una condizione difficile per una persona, che cerca di sollevare e salvare la sua vita e di chi gli sta accanto.
Come hai scelto gli artisti e i musicisti che hanno suonato con te questo pezzo? Hai dato loro particolari indicazioni o tutto è venuto naturale?
I musicisti li ho cercati per poter dare un senso al messaggio. Musicisti di livello internazionale. Sono stato aiutato in maniera quasi totale da Marco, il presidente, li ha contattati lui e spiegando la situazione, hanno accettato molto volentieri. La disabilità deve essere in qualche modo resa pubblica e recepita, così da poter abbattere quegli ostacoli che si possono abbattere, come ad esempio le tante barriere architettoniche che ci sono ancora e soprattutto le barriere mentali e sociali.
Il brano l’ho scritto interamente, poi passato nelle sapienti mani di Gino per le armonizzazioni adatte, l’orchestrazione e i cerotti che abbiamo dovuto mettere alle mie, a volte, troppe note.
Ai musicisti sono state date solo indicazioni sommarie.
Sono professionisti e sanno fare il loro lavoro e di questo, ho avuto prova ancora una volta.
A partire da Gino, passando per Lorenzo Tucci a Max Ionata, Fabrizio Fabiano, Luca Flocco e Federica De Angelis, Stefano Pasquarelli e con l’ausilio di un grande tecnico del suono Angelo Scogno, sono molto contento del prodotto finale.
Non finirò mai di ringraziarli.
Hai mai valutato l’idea di un talent? Cosa ti ha fatto cambiare idea?
No, i talent sono gli uccisori dei talenti. Sono la tomba della qualità. Non dico che chi va in un talent non sia bravo o non sia capace. Solo che, forse, perdere quella che potrebbe essere una gavetta, anche se breve, non è una cosa buona. Alla fine quello che ti fa scrivere qualcosa di vero e con un messaggio che non sia banale e ripetitivo. Sono le giornate, magari estive ed infuocate, passate a sudare e stancarsi, camminando per ore, per una cena e due birre, suonando in una serata in una piazza magari a km da casa.
Poi ci sono talent che potrebbero dare una mano alla musica e a chi la fa, ma purtroppo, come le Radio, passano solo quello che vende e non quello che ha una qualità intrinseca. Si sa che al giorno d’oggi, Amore e Capoheira vende più de La Locomotiva di Guccini. Purtroppo per noi non si tiene più conto della storia e della ricerca e dello studio che può esserci dietro alcune parole. L’importante è che sia orecchiabile, vendibile e facile.
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