Flusso93, un viaggio sonoro che travalica i confini del tradizionale, portando freschezza e innovazione nel panorama musicale italiano. Questo duo, formato da due talentuosi artisti bolognesi nati nel 1993, ha saputo reinventare il concetto di musica contemporanea, mescolando generi come rap, pop, EDM e synthwave in modo audace e originale.
In questa intervista esclusiva, ci immergeremo nella storia di Flusso93, esplorando le origini del progetto che è nato tra i banchi del liceo e come cinque parole chiave – passione, collaborazione, sperimentazione, autenticità e crescita – guidano la loro visione artistica. Scopriremo perché il loro ultimo singolo, “Casino“, non è solo una canzone, ma un manifesto del loro percorso evolutivo, incapsulando tutto ciò che hanno appreso fino ad ora e spingendosi verso nuove direzioni musicali.
La ricca cultura musicale di Bologna, conosciuta per la sua anima vibrante e creativa, ha influenzato profondamente il loro stile e la loro identità sonora. Con l’attenzione a dettagli e un approccio maniacale alla produzione, Flusso93 ci racconta come le loro esperienze personali e le sfide affrontate nel settore li abbiano trasformati in un duo unico nel suo genere.
Durante l’intervista, ci sveleranno i momenti cruciali che hanno segnato la loro crescita artistica, il loro metodo di lavoro collaborativo e la strategia per mantenere l’autenticità in un mercato musicale sempre più competitivo. E guardando al futuro, ci daranno un’anticipazione sui progetti in cantiere e sugli artisti con cui desiderano collaborare.
Unisciti a noi per conoscere meglio Flusso93 e lasciati conquistare dal loro messaggio: la musica come strumento di libertà e autenticità. Scopri il loro percorso, la loro evoluzione e il potere della creatività senza confini.
Flusso93 è un nome che racchiude sia il vostro anno di nascita che la vostra visione musicale. Come è nato questo progetto e qual è stata la scintilla che vi ha spinto a far musica insieme?
Il nostro percorso insieme è nato sui banchi del liceo, dove ci siamo incontrati grazie ad amici comuni, per poi ritrovarci compagni di classe. In quel periodo, dividevo già il mio tempo tra la scuola e il conservatorio, una scelta che, nonostante a volte l’abbia odiata, oggi considero fondamentale per il mio percorso musicale.
Ero già immerso nella scena rap locale, con una piccola crew di amici appassionati di rime. Francesco è diventato subito il mio compagno d’avventure in quelle serate sotto i portici della città. Durante l’università ho temporaneamente abbandonato la musica per alcune delusioni, finché Francesco non mi ha confessato di aver sempre scritto testi in segreto.
Da lì è nato tutto: abbiamo iniziato a creare insieme, guidati da un’energia creativa che non si è mai fermata. Il nome “Flusso93” racchiude proprio questa essenza: “Flusso” come la corrente artistica che ci trascina, e “93” come il nostro anno di nascita.

Il vostro percorso è caratterizzato da un’evoluzione musicale che mescola rap, pop, EDM, dance e synthwave. Come avete costruito la vostra identità sonora e quali sono state le influenze più importanti nel vostro stile?
La mia formazione musicale è incredibilmente eclettica, nell’ascolto quotidiano passo con naturalezza da un genere all’altro. Questa varietà di influenze si riflette inevitabilmente nel nostro sound.
In studio sono quasi maniacale nell’ascoltare i bounce freschi delle produzioni. Chi lavora con me sa che anche quando scherzo inventando nomi assurdi per le catene di effetti o i canali del progetto, in realtà ho le orecchie super concentrate sui dettagli.
La nostra identità sonora si è evoluta naturalmente: manteniamo le nostre radici rap ma non abbiamo paura di sperimentare e contaminarci con altri generi. È come se la nostra crescita personale ci avesse dato la sicurezza di osare di più.
Bologna ha una scena musicale molto viva. Quanto ha influito il contesto della vostra città sul vostro modo di fare musica e sul progetto Flusso93?
Bologna è un’anima in movimento, un cuore creativo che batte senza sosta. La scena musicale è sempre viva, aperta alla sperimentazione, intrecciata con altre arti in un continuo dialogo.
Qui il passato è ovunque: nei portici, nelle piazze, nelle note che riecheggiano nei vicoli. È un’eredità importante, a volte quasi ingombrante, ma anche un motore che continua a ispirare.
Le nuove generazioni non restano indietro, anzi, portano avanti questa energia con talento e freschezza. Non hanno nulla da invidiare a chi li ha preceduti, e forse proprio il confronto con la storia rende il loro slancio ancora più forte. “Bologna è una regola”, una di quelle che ti entrano nel sangue e non ti lasciano più.
È un posto speciale che sinceramente non cambierei.

Avete esordito con brani come Ghiaccio sulla pelle e La Spesa, fino ad arrivare a Casino. Come è cambiata la vostra musica nel tempo e quali sono stati i momenti più significativi di questa crescita?
Molto probabilmente “Casino” rappresenta un’evoluzione naturale del nostro percorso. È come se avessimo preso tutto ciò che abbiamo imparato finora e l’avessimo spinto un passo oltre. Non è una rottura col passato, ma un’evoluzione che mostra la nostra voglia di sperimentare sempre nuove direzioni.
Nel tempo abbiamo acquisito sempre più sicurezza nel nostro stile, permettendoci di osare maggiormente con le contaminazioni tra generi. In “Casino” questo è particolarmente evidente: manteniamo le nostre radici rap ma ci apriamo completamente ad altri mondi musicali.
I momenti più significativi sono stati probabilmente quelli in cui abbiamo deciso di fidarci del nostro istinto musicale, senza preoccuparci troppo di seguire mode o tendenze. Ogni brano rappresenta una tappa di un viaggio che continua ad evolversi organicamente.
Lavorare come duo porta sicuramente vantaggi ma anche sfide. Qual è il vostro metodo di scrittura e produzione? Avete ruoli distinti nel processo creativo o tutto nasce in modo spontaneo?
Il bello del mio rapporto con Fra è che abbiamo caratteri diversi, ma sappiamo capirci al volo.
Nel processo creativo questa complementarità si traduce in un equilibrio che ci permette di ottenere una buona libertà espressiva.
Questo si vede chiaramente nel nostro modo di lavorare: riascoltiamo il pezzo infinite volte, studiamo ogni dettaglio, ma lasciamo anche spazio all’improvvisazione e alla sperimentazione del momento.

In un mercato discografico sempre più competitivo, qual è la vostra strategia per distinguervi e mantenere autenticità nel vostro percorso artistico?
L’autenticità è il nostro mantra. In un’epoca in cui tutti cercano di assomigliarsi, noi puntiamo a rimanere fedeli alla nostra visione. Non seguiamo strategie predefinite ma ci lasciamo guidare dall’istinto e dalla passione.
Il messaggio che vogliamo trasmettere è semplice: vivere il momento con autenticità. Non si tratta tanto di ribellione fine a se stessa, ma di essere veri con se stessi. Vogliamo che chi ascolta senta quella libertà di essere completamente se stesso, quella spensieratezza che ti fa sentire invincibile anche solo per un momento.
Guardando al futuro, come immaginate l’evoluzione di Flusso93? Avete già idee su nuove sperimentazioni musicali o collaborazioni che vi piacerebbe realizzare?
È difficile immaginare con precisione ma la cosa che posso dare per certa è che non ho intenzione di sparire, ho e abbiamo già diversi progetti in cantiere e di certo posso dire che al momento la musica elettronica la fa da padrona.
Per quanto riguarda le collaborazioni, ci piacerebbe lavorare con diversi artisti, ma solo se si crea un rapporto umano che vada al di là del mero aspetto musicale. Il nostro approccio alle collaborazioni è sempre guidato dalla sincerità e dall’affinità personale, più che dalle opportunità commerciali.
