Buonarroti torna con “Komorebi”, secondo estratto dall’omonimo EP in uscita per Overdub Recordings. Il brano, ispirato alla parola giapponese che descrive la luce filtrata dagli alberi, cattura attimi di bellezza fugace e introspezione.
Le sonorità delicate e avvolgenti richiamano la natura, mentre l’uso del glockenspiel aggiunge un tocco di magia. Il progetto segna un cambio di rotta rispetto ai Chaos Conspiracy, esplorando un lato più intimo dell’artista. Il concept visivo seguirà un’estetica sognante, culminando in un video finale che unirà tutte le clip.
“Komorebi” invita a fermarsi e immergersi in un viaggio sensoriale tra suono e luce. Abbiamo intervistato l’artista per approfondire il significato del brano e del progetto.
Come è nato il concept di Komorebi e qual è il significato dietro il titolo dell’EP?
“Komorebi” è una parola giapponese che non ha una traduzione diretta in italiano ma si riferisce alla luce del sole che filtra attraverso le foglie degli alberi. Il titolo è stato scelto per la sua capacità di evocare un senso di bellezza fugace, di momenti preziosi che si manifestano nella vita quotidiana. L’EP vuole essere una raccolta di questi momenti, catturati in musica, alternati a sensazioni più disturbanti.
Qual è stata la tua ispirazione principale per creare un’atmosfera così delicata e nostalgica in questo nuovo singolo?
L’ispirazione principale è venuta dalla natura stessa, dall’osservazione dei piccoli dettagli che spesso passano inosservati. Ho cercato di tradurre in musica le sensazioni di calma e placidezza che si provano immersi nella natura, utilizzando sonorità delicate e avvolgenti.
Puoi raccontarci come è stato lavorare con il glockenspiel per aggiungere quegli arpeggi luminosi nel brano?
Il glockenspiel (suonato digitalmente, nda) è stato scelto per la sua capacità di aggiungere un tocco di luminosità e magia al brano. Lavorare con questo strumento è stato un processo di sperimentazione e di ricerca delle giuste melodie e armonie che potessero creare l’effetto desiderato.
Il tuo progetto musicale Buonarroti sembra essere molto variegato. Come hai gestito la transizione dalle sonorità più spigolose dei Chaos Conspiracy a queste atmosfere più intime?
Il progetto Buonarroti non rappresenta un’evoluzione naturale del mio percorso musicale. Si tratta semplicemente di un side project, di un altro approccio creativo, per certi versi diametralmente opposto a quello che ho adottato nei Chaos Conspiracy. Dopo aver esplorato sonorità più intense, è nata l’esigenza di esprimere un lato più intimo e riflessivo della mia creatività, rimasto nascosto nelle mie precedenti esperienze.
Cosa possiamo aspettarci dai prossimi videoclip dei singoli e dal video finale che combinerà tutte le clip?
Non voglio svelare nulla per non guastare l’effetto! Posso solo dire che i prossimi videoclip dei singoli continueranno a esplorare l’estetica sognante dell’EP, con disegni evocativi e suggestivi. Il video finale che combinerà tutte le clip sarà la “summa” di questo viaggio visivo e sonoro.