Dal 7 marzo è in rotazione radiofonica “David Costa Wallace”, il nuovo singolo di Fidelio disponibile sulle piattaforme di streaming digitale dal 7 febbraio.
“David Costa Wallace” è un brano che esplora in profondità l’influenza che Francesco Costa e il suo podcast Morning hanno avuto sul pensiero e sulla vita quotidiana dei suoi numerosi ascoltatori. Con una melodia dalle sonorità indie-pop, la canzone si concentra su quella che sembra essere una “dipendenza” crescente nei confronti di Morning, mettendo in evidenza la facilità con cui le opinioni di Costa, una volta espresse, diventano parte integrante delle convinzioni e delle discussioni quotidiane dei suoi ascoltatori. La traccia riflette su come il podcast sia riuscito a conquistare una posizione predominante nelle conversazioni quotidiane, diventando un punto di riferimento in quasi ogni contesto. Il titolo stesso della canzone richiama ironicamente lo status di Costa tra i suoi fan, ormai venerato al punto da essere considerato una sorta di “profeta” delle opinioni popolari, quasi al pari di un gigante della letteratura come David Foster Wallace.
Conosciamo meglio i Fidelio!
Come nasce il vostro progetto musicale? Come vi siete incontrati e trovati?
Il nostro progetto musicale nasce da un incontro tra percorsi diversi ma complementari. Io, Andrea, sono un data scientist con una passione viscerale per la letteratura, il cinema e la musica, ma senza formazione musicale. La mia esperienza negli Stati Uniti, dove vivo e lavoro da due anni immerso nella cultura del Midwest tra città come Indianapolis, Chicago, Detroit, Pittsburgh e Nashville, ha innescato una carica creativa che mi ha spinto a scrivere con un’intensità senza precedenti, cercando di unire la mia sensibilità letteraria alla musica.
Con Valerio, membro storico degli Street Clerks, ci conoscevamo di vista da anni, ma la nostra amicizia è esplosa a partire dal 2022, quando ci siamo trovati nella stessa lega di fantacalcio. Mi è venuto spontaneo condividere con lui i miei testi e le mie idee, lui ha colto subito il potenziale del progetto e ha deciso di mettersi a disposizione come produttore musicale. La sua esperienza e la sua visione musicale sono state fondamentali per dar vita a Fidelio: lui ha preso in mano la parte di produzione, arrangiamento e mixaggio, trasformando le mie intuizioni in un suono concreto.
Da quel momento, il progetto si è sviluppato in modo naturale, unendo le mie riflessioni testuali con la sua capacità di tradurre tutto in musica. Fidelio è quindi la fusione di due mondi: la parola e il suono, la riflessione e l’emozione, e questo equilibrio tra le nostre diversità è ciò che rende unico il progetto.
Come mai questo nome d’arte?
Il nostro nome d’arte, FIDELIO, è una citazione dalla celebre scena di Eyes Wide Shut in cui Tom Cruise usa questa parola d’ordine per accedere a un mondo segreto, affascinante e pericoloso. Nel film, FIDELIO rappresenta il lasciapassare per un’esperienza che sfida le convenzioni e le certezze del protagonista, un elemento di rottura rispetto alla realtà borghese in cui è immerso.
Abbiamo scelto questo nome perché vogliamo che la nostra musica abbia lo stesso effetto: non un semplice intrattenimento, ma un invito ad attraversare una soglia, a mettere in discussione quello che sembra ovvio. La nostra vuole essere un’esortazione a esplorare idee, contraddizioni e a porsi domande scomode. In un mondo spesso appiattito su schemi prevedibili, FIDELIO è un invito a uscire dalla zona di comfort, ad abbandonare per un attimo la sicurezza delle convenzioni e ad aprirsi a una prospettiva diversa, più consapevole e critica, e sperabilmente anche più affascinante.
Da dove nasce l’ispirazione per il vostro singolo “David Costa Wallace” e quale messaggio volete che arrivi a chi vi ascolta?
L’ispirazione per David Costa Wallace nasce da un’osservazione del nostro stesso rapporto con la cultura e l’informazione contemporanea, in particolare con quei prodotti che si collocano a metà strada tra il mainstream e l’alternativo. Il singolo fa parte di un concept più ampio, Solo i borghesi sopravvivono, che racconta un graduale percorso di adattamento alla vita borghese: si parte da un suo rifiuto quasi snobistico per arrivare a un’accettazione consapevole, ma non priva di contraddizioni.
Il titolo stesso del pezzo è un gioco di rimandi: da un lato David Foster Wallace, simbolo di una cultura hipster che si è spesso percepita come “di nicchia”, quasi elitaria, dall’altro Francesco Costa e il suo podcast Morning, oggi riferimento imprescindibile per molti, a cui ci siamo trovati a essere quasi “dipendenti”. Questo doppio riferimento rappresenta un paradosso: inizialmente, ascoltare Morning può dare l’illusione di una fruizione alternativa, come leggere un romanzo di Foster Wallace in piena epoca hipster. Ma più un contenuto diventa centrale nel dibattito, più il rischio è quello dell’omologazione: un’informazione che, per quanto di qualità, rischia di diventare il filtro unico attraverso cui si guarda la realtà.
Il messaggio che vogliamo trasmettere non è né un rifiuto della cultura borghese né una sua celebrazione passiva. Vogliamo piuttosto suggerire una riflessione sul nostro modo di rapportarci a ciò che consumiamo, sulle illusioni di alternatività e sul sottile confine tra il pensare con la propria testa e l’adottare passivamente riferimenti dominanti. È una canzone che si muove su questa ambiguità, tra ironia e autocritica, tra fascinazione e disincanto. Ovviamente con la massima stima nei confronti di Francesco Costa, che ha a tutti gli effetti rivoluzionato il modo di fare giornalismo.
Che tipo di musica ascoltate e con chi sognate di collaborare del panorama musicale italiano o internazionale?
Ascoltiamo una varietà di autori che spaziano dall’alternative rock e indie, come Strokes, Magnetic Fields, Father John Misty e Verdena, fino ad arrivare a sonorità più elettroniche e sperimentali, come ad esempio il primo Battiato, Cosmo, i Kraftwerk e tutto ciò che è venuto dopo di loro. Un sogno sarebbe quello di poter collaborare con Niccolò Contessa, aka I Cani, un artista che ha saputo reinventare il pop italiano con una visione originale e audace. E, tra i grandi “irraggiungibili”, non possiamo non citare di nuovo Father John Misty, la cui profondità emotiva e la capacità di mescolare ironia e introspezione sono una fonte continua di ispirazione.
Quali sono le caratteristiche che rendono unico il vostro modo di fare musica?
Dal punto di vista del sound, ci piace oscillare tra indie-pop e post-punk, cercare ritornelli e melodie che restino in testa, ma anche attingere dai nostri artisti di riferimento che generalmente sono più ricercati e di rottura. Sul piano tematico e dei testi, cerchiamo di fare un passo indietro e osservare la società con uno sguardo critico, ma senza mai cadere nel moralismo o nel giudizio facile. I testi sono ricchi di sfumature, e il nostro approccio è quello di far emergere domande più che risposte, portando l’ascoltatore a riflettere su temi spesso dati per scontato, come la condizione borghese o l’adattamento a un sistema che ci spinge a conformarci. L’aspetto lirico è il cuore pulsante del nostro lavoro, mentre la musica funge da veicolo emotivo per queste riflessioni.