Intervista con i LAGOONA

DRIVE IN è il nuovo album dei LAGOONAdisponibile dal 31 gennaio per V4V Records. Dopo “Mostri“, “Quello che resta” e “Euphoria” prosegue il nuovo corso della band umbra, capitanata da Luca Chiabolotti, già noto con lo pseudonimo NOPE con il quale crea e condivide illustrazioni e pensieri. 

DRIVE IN è un album consolatore, un abbraccio nel cuore della notte. Un disco alt rock con incursioni pop, dove Luca Chiabolotti scrive, insieme a Ivo Bucci dei VOINA (Euphoria e VHS) e a Giorgieness (Settembre), il diario di una generazione. Mix e Mastering è stato affidato a Ivan Antonio Rossi (Baustelle, Ministri), mentre alla produzione c’è Jacopo Gigliotti (Fast Animals and Slow Kids).

Noi eravamo curiosi di sapere cosa li ha avvicinati a Jacopo e Giorgieness, e quali fossero i loro piani per il futuro. Ed ecco com’è andata!

Perché c’è ancora bisogno di ascoltare musica rock, secondo voi? Vi sentite mai fuori luogo in un periodo, come questo, dove forse si cerca sempre di più il tormentone che vada virale sui social o che possa essere presentato a Sanremo?
Il rock è più di un genere musicale: è un linguaggio, un’attitudine, un modo di stare al mondo. In un periodo dominato da algoritmi e viralità, il rock mantiene vivo il valore dell’autenticità, dell’urgenza espressiva, della ribellione sincera. È un suono che non cerca scorciatoie, che non nasce per essere un trend di tre settimane, ma per lasciare un segno duraturo. Certo, a volte ci sentiamo fuori posto, perché oggi tutto sembra giocarsi sulla leggerezza, sulla hit da trenta secondi che si può ballare su TikTok. Ma proprio per questo il rock è ancora necessario: perché è una forma di resistenza, una voce che non si piega al gusto del momento.

Come nasce la vostra collaborazione con Jacopo Gigliotti? In che modo ha saputo inspirarvi, e che cosa vi è piaciuto di lui, sin da subito?
La collaborazione con Jacopo è nata in modo naturale, quasi inevitabile. Ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda fin da subito: lui ha questa capacità rara di capire al volo cosa serve a un brano, senza bisogno di troppe parole. È uno di quei musicisti che non si limita a suonare, ma riesce a portare una visione, un’estetica sonora. Quello che ci ha colpito immediatamente è stato il suo approccio diretto e senza fronzoli, la sua capacità di rendere tutto più vero, più viscerale. Ha saputo spingerci oltre i nostri limiti senza mai snaturarci, ed è per questo che lavorare con lui è stato così stimolante.

Esiste ancora una scena rock forte nelle zone di Perugia?
La scena a Perugia ha vissuto momenti più floridi, ma continua a pulsare sotto la superficie. Ci sono band che resistono, locali che credono ancora nella musica suonata, persone che non si arrendono all’idea che il rock sia solo un ricordo. Certo, non è più il periodo in cui ogni sera c’era un concerto in qualche club, ma chi c’è lo fa con una passione incrollabile. E alla fine è questo che conta: non la quantità, ma l’intensità con cui si porta avanti qualcosa in cui si crede.

E con Giorgieness?
Giorgieness è un’artista che stimiamo tantissimo, una di quelle voci che riescono a coniugare potenza e vulnerabilità in un equilibrio perfetto. La nostra collaborazione è nata quasi per caso, ma è stata subito una sintonia totale. Lavorare con lei è stato come ritrovarsi in un dialogo già iniziato da tempo, senza bisogno di troppe spiegazioni. La sua energia è contagiosa, la sua sincerità artistica qualcosa di raro. E poi ha questa capacità di trasformare ogni parola in un colpo allo stomaco, ed è una cosa che ci ha ispirato molto.

Come passate le vostre notti insonni?
Le notti insonni sono il momento in cui tutto si amplifica. A volte scriviamo, a volte semplicemente lasciamo scorrere i pensieri senza provare a domarli. Ci sono notti in cui la chitarra diventa l’unico modo per mettere ordine nel caos, altre in cui basta stare in silenzio, con una birra in mano, a guardare la città che dorme. La verità è che certe idee arrivano solo quando tutto il resto si ferma, quando il rumore del giorno lascia spazio a qualcosa di più profondo. E in quei momenti capiamo perché facciamo quello che facciamo.

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