È da pochissimo uscito in digitale “Blues Rosa”, il nuovo album di CONROI, nome d’arte di Marco Ciafarone. Un disco che per l’artista rappresenta una ricerca di polifonia, sia musicale che linguistica, che non ha un centro definito e resta lontano dalle definizioni di genere. Abbiamo colto l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con Marco:
Prima domanda per rompere il ghiaccio: chi è Conroi nella vita di tutti i giorni?
Potrei risponderti a sorpresa, dicendo che CONROI nella vita di tutti i giorni… sei tu!
Se ti riferisci a me, sono probabilmente un soggetto ad altissimo funzionamento che sa fare molte cose, ma fargliele fare è quasi impossibile.
Parlaci un po’ del tuo background musicale: qual è stata la tua formazione e quali sono gli artisti che ti hanno ispirato?
Alcuni miei coetanei suonavano cover degli Yes al liceo, per darti un’idea: mi hanno instradato verso il paese della musica dei sixties, dove ho vissuto per un bel po’ da semplice viaggiatore, esplorando, connettendo, sorprendendomi.
Ogni giorno potrei citarti artisti diversi, da un nome potrebbero gemmarne altri, come per un rizoma: è questo un po’ il senso delle mie influenze, perciò non ti faccio nomi. Anche perché non è per forza una prospettiva diacronica, prima questo e dopo quello, ma anche una specie di città, se vuoi. Quindi non ti dico: facciamo questa strada che parte dai Beatles, poi va ai Cream, doopodiché ci ritroviamo dai King Crimson, però torniamo un attimo indietro che ci sono gli Incredible String Band – oddio, i Black Sabbath! – e poi, scusa, ma com’è che ci ritroviamo dai Television? E Battisti bianco, che fa, non ci vuoi andare? Sì, ma vedi che di qua ci sono i Soft Machine e poi troviamo i primi Rolling Stones che ci erano sfuggiti. Sì, ma a ‘sto punto gli Yardbirds – e pure i Byrds. O anche solo una canzone dei Fratelli Calafuria. O dei Casino Royale. Ma proseguendo poi ci ritroveremmo dai Massive Attack? Sì, però i Pixies, scusa, e i Morphine? E quella cover band dei Beatles in napoletano, dove la metti? Gli Shampoo. E pure Vasco. E allora gli Skiantos!? Oh, ma qui ci sono le Orme…
Non avrei osato seriamente di mettermi al loro fianco, questo posso dirti di chi mi ha ispirato.
Chi potrebbe essere, secondo te, l’ascoltatore ideale del tuo disco “Blues Rosa”?
Una persona sola.
Il mio pubblico è una persona sola, non cerchiamo i numeri!
Una persona non condizionata, una persona che ama la libertà e sente, percepisce, cosa le accade in questo mondo. Una persona che difende la scelta. Una persona vera, una persona viva. O una persona che sta pensando di tutto.
Cosa puoi raccontarci sulla scena musicale della tua città e come ti inserisci al suo interno?
Questa città è molto particolare, musicalmente: ha il suo genius loci, che è un po’ punk, molto alternativo, piuttosto ruvido e strafottente – ma sa essere anche melodico, esotico o sperimentale – anche metal. Ho tratto le prime ispirazioni da città come Bologna e Roma, ma poi il grosso del lavoro l’ho fatto qui, cercando di portare alla luce tramite CONROI anche le esperienze dei miei amici musici che hanno smosso l’underground da più parti.
Quali saranno i prossimi step del tuo progetto?
Potrei vedermi dal vivo… ma non so ancora né dove, né come, né quando.
Potrei fare anche degli half step, battezzati simpaticamente little toni…