La band KĀMA si presenta al mondo della musica con uno stile rock che ci fa viaggiare nel tempo arrivando all’epoca del glam degli anni Ottanta. Richiami a gruppi come Depeche Mode, Joy Division e New Order si uniscono a quel cantautorato italiano senza tempo come lo stile di Franco Battiato.
In un periodo storico come quello che stiamo vivendo il rock sta piano piano avendo una rinascita grazie all’onda dei Maneskin che ha conquistato l’Italia e il mondo. Nello stesso modo i KĀMA vogliono ripercorrere questo sentiero per dimostrare che il genere rock non ha una data di scadenza che lotta sempre contro l’egemonia della trap e dell’autotune.
Immergetevi anche voi in un mondo musicale che aspetta solo un pretesto per pogare sotto un palco per liberarsi della rabbia e del grigio della vita quotidiana.

BIOGRAFIA
I KĀMA si sono formati nel 2020 nei Suonofficina Studios di Roseto: Cristoforo Magi (voce e chitarra), Paolo Maggitti (basso e synths), Antonio Donadeo (batteria e percussioni) e Luigi Maggitti (chitarra solista).
Dopo numerose date in concerto e quattro anni di gestazione artistica, “Propaganda” è l’album di debutto dei KĀMA distribuito dall’etichetta inglese State51: nove tracce contaminate da post-punk, elettronica, suggestioni jazz e musica contemporanea, tessute con fitte collaborazioni, tra cui Fabrizio Bosso.
Fondano il Manifesto della musica Katafisica: “Tutto nasce dall’Utopia, contro ogni
prolissità del reale”.
Una visione corale che rifiuta la frettolosità dei social media e dei rigidi schemi degli algoritmi a favore di una musica che invita al raccoglimento e all’Ascolto.
Il loro sound ipnotico e i videoclip d’autore svelano le influenze dei Radiohead, l’elettronica pulsante dei Depeche Mode, la new wave dei Joy Division e New Order, l’anima di Franco Battiato, la scultura rumoristica di Glenn Branca e degli Einstürzende Neubauten, la tribalità dei Dead Can Dance, il minimalismo statunitense, il free jazz di Ornette Coleman e l’aggressività di John Zorn, il lirismo degli Smiths, gli ambienti meditativi di Brian Eno e Jon Hassell.