La musica è un racconto di tradizioni, sperimentazioni e sentimenti contrastanti. Francesco “Chicco” Montisano, compositore e sassofonista, unisce la sua esperienza televisiva e radiofonica a una passione incondizionata per la melodia, realizzando progetti che spaziano fra jazz, folklore ed emozioni dal sapore cinematografico. Con la PMI Marching Band, Montisano si avventura in un nuovo capitolo artistico, dove il corteo funebre di New Orleans diventa ispirazione per celebrare la vita attraverso la musica. Ecco l’intervista, realizzata per Diffusioni Musicali, in cui ci svela la nascita di “Jazz Funeral” e la magia che si respira nel suo ultimo lavoro discografico, “Quando la banda passò”.

Francesco, partiamo dal tuo nuovo singolo: “Jazz Funeral” evoca subito un’immagine intensa. Come hai trasformato l’ispirazione dei cortei funebri di New Orleans in una composizione musicale?
Questo brano si ispira alle marching band di New Orleans, ho immaginato il lento cammino di una banda che accompagna il corteo funebre di un vecchio musicista suonando questo tema intenso, pieno di blues impreziosito da tromba e clarinetto che dialogano improvvisando.
Il brano è il primo estratto dall’album “Quando la banda passò”. Ci racconti come è nato il progetto PMI Marching Band feat. Francesco Montisano e in che modo si è evoluto fino a questo esordio?
L’idea iniziale era scrivere e realizzare un album di musica per banda prevalentemente in tonalità minori, poi insieme a Daniele Benati e Fabio di Bari di Flipper Music abbiamo pensato a un album di musica funeraria. Per me è stata una sfida, alla fine ho scritto 9 brani ognuno ispirato da un’appartenenza etnica differente con momenti sinfonici, altri tradizionali, altri jazz, blues, una colonna sonora lenta e intensa, ideale per accompagnare immagini di film, pubblicità, documentari o programmi televisivi.
“Jazz Funeral” celebra il ricordo di un grande musicista defunto, con un’atmosfera che oscilla tra malinconia e celebrazione. Perché hai scelto proprio questo contrasto di emozioni?
Ho cercato di immaginare delle scene di un film per poi scrivere la musica che potesse sembrarmi più adatta alle immagini che avevo in mente, partendo sempre da un’idea melodica che le descrivesse.
Nel brano troviamo gli interventi solistici di Simone Copellini (tromba) e Corrado Terzi (clarinetto), che si fondono con il tuo sax creando un intreccio affascinante. Come avete lavorato insieme a questi arrangiamenti?
È stato un lavoro di composizione, arrangiamento e produzione molto impegnativo, durato un paio di mesi con la collaborazione di Valentino Spaggiari per gli arrangiamenti e Francesco Gualerzi per la composizione del brano “Drama Brass”. “Jazz Funeral” è l’unico dell’album con dei solisti che improvvisano e durante le session di registrazione abbiamo provato sia con la tromba che con il clarinetto per poi scegliere di mantenere entrambi in un dialogo istintivo che celebra nel modo migliore l’ultimo saluto al musicista defunto immaginato nella scena.
La PMI Marching Band propone sonorità che uniscono musica tradizionale folkloristica, jazz e altri stili. Come descriveresti il filo conduttore che tiene insieme queste diverse influenze?
Il filo conduttore è proprio l’eterogeneità, la ricerca dello stile in grado di rappresentare meglio le immagini dello stesso contesto ma in ambientazioni differenti.
L’album “Quando la banda passò” si compone di 9 brani, ognuno dedicato a un’ambientazione differente. Come hai scelto i temi e le suggestioni che accompagnano ogni traccia?
I miei temi nascono e si sviluppano quasi sempre molto liberamente in modo da non creare gabbie attraverso giri di accordi, armonizzando il tema parallelamente ma dando sempre la precedenza alla melodia che in questo modo può andare in direzioni più interessanti e meno scontate.
Hai prodotto, composto e arrangiato tutto tu. Qual è stata la sfida più grande nel dover gestire così tanti aspetti creativi contemporaneamente?
La sfida più grande è stata la parte compositiva, credevo che un album intero di musica funeraria potesse essere troppo pesante e difficile da differenziare, invece alla fine mi ha preso molto e i brani sono nati uno dietro l’altro. Inizialmente doveva essere un album di brani in tonalità minore e la scelta di fare musica funeraria è arrivata dopo che avevo già scritto 7 brani di cui solo uno in stile funerario. A quel punto ne ho scritti altri 8 in stile funerario che sono diventati la playlist dell’album.
Sei un compositore con molta esperienza nel campo televisivo, grazie anche alle collaborazioni con RAI COM. In che modo questo background ha influenzato la scrittura di “Jazz Funeral” e dell’album?
20 anni di esperienza con RAI COM scrivendo e producendo musica d’ambiente per televisione e radio mi hanno insegnato tanto e scrivere in questi contesti mi mette a mio agio e mi piace molto, il che mi ha aiutato anche nella realizzazione di questo album.
La dimensione live è fondamentale per una marching band. Immaginandovi in concerto, come vorresti che il pubblico vivesse l’esperienza di “Jazz Funeral”?
Il live è un elemento importantissimo per portare avanti progetti originali e di nicchia come questi, con tanti musicisti è sempre più difficile trovare spazio e risorse per potersi esibire ma una Marching Band che fa brani originali è anche molto difficile da trovare e la presenza di musicisti di livello rende il progetto adatto anche a Festival e rassegne, quindi speriamo…
Infine, quali sono le tue aspettative per questa nuova avventura musicale con la PMI Marching Band e cosa speri che il pubblico colga dal vostro lavoro?
Spero che il pubblico possa apprezzare questa musica, ma ancora di più spero possa piacere agli addetti ai lavori in modo da diventare la colonna sonora di tante immagini di film, serie tv, pubblicità o trasmissioni televisive.
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