Copertina Luca The Tautologists 1

At The Movies e la libertà creativa di Luca & The Tautologists

Un progetto ambizioso e autentico, un viaggio musicale dai Laboratori NITON al vinile, passando per atmosfere desertiche e sperimentazioni sonore. Con lavori in uscita e 60 brani all’attivo, la band crea spazi di ascolto e riflessione per il pubblico. L’intervista completa segue.

Ciao, ragazzi. Da dove nasce l’ispirazione per il singolo “At The Movies”?

La canzone fa parte di un progetto di concept album intitolato “Songs About Love”, di cui per ora abbiamo pubblicato solo la prima recording session “Suddenly Last Summer – The Complete NITON LAB Session”, registrata in questo meraviglioso Laboratorio  di Sperimentazione Sonora in quel di Varese.

Per motivi misteriosi e personali un’estate fa mi ha colto questo impulso di scrivere una serie di canzoni a proposito delle fasi dell’amore: ho iniziato al mattino e non mi sono più fermato; in sole 24 ore avevo pronti 14 testi e la maggior parte delle melodie. Sicuramente attingendo alla mia storia e ad esperienze personali dirette o indirette ma anche a un sentire comune, visto che tutti abbiamo in qualche modo vissuto l’esperienza dell’innamoramento, dell’amore e delle relazioni di coppia, dalle fasi più emozionanti e di scoperta al dolore della perdita o a nuove rinascite da presupposti più maturi.

Secondo voi, quali strade si possono percorrere dopo la fine inaspettata di una relazione?

Sto avendo qualche difficoltà a definire la scaletta dei brani perché certe fasi non sono in sequenza ma tendono a oscillare come un pendolo e a rincorrersi e ritornare, alternandosi quando le cose si mettono male: “I’ve Met You, Now I Need You” è il primo sintomo di una prospettiva di possibile sofferenza, quando si avvertono i primi sintomi di una piacevole dipendenza; “September Song” è già un momento di rottura apparentemente senza possibilità di ritorno; la difficoltà di collocare “At The Movies” rispetto a “And Now It’s Clear“ ( … ”whatever destination, but a target on a map, towards a point, just the opposite from you” …) è l’esempio di questo oscillare; si pensa di esserne fuori e poi ci si ricade dentro e guardare di nuovo un film insieme, quasi a testare se si riesce davvero a rimanere ancora insieme anche se da amici, o scoprire di sperare in fondo in qualcosa di più, è l’inizio di un sentiero irto di insidie

Quali immagini avete voluto evocare? Da quali emozioni sono accompagnate?

Lo spunto musicale mi ha immediatamente evocato il senso della canzone, sospesa e carica di pathos, e al contempo l’ha anche collocata in una ambientazione notturna e desertica, che abbiamo cercato di rendere nella copertina con una immagine di Tabernas al crepuscolo, con in evidenza i set dei film western di Sergio Leone ambientati nel sud della Spagna.

A metà canzone, un brano molto elettrico anche se di atmosfera, c’è un break desertico con due accordi di chitarra acustica sghembi e alcune note di slide guitar che sembrano farsi largo in mezzo alla polvere e alla sabbia e si entra fisicamente all’interno della proiezione cinematografica e, da un ideale schermo posizionato a sinistra della sala, provengono i dialoghi in slang americano di un vecchio western movie. Raccomando qui un ascolto con le cuffie nel buio della notte.

Nei miei testi mi diverto a evocare un immaginario cult (“a western movie with the cowboy hero and the stunning blonde”) o fumettistico (“me alone at the moon, like coyotes barkin’ at the moon) e anche a giocare con spunti ironici ed evocazioni surreali: mi sono pure inventato un super eroe – “cactus man” – un vero loser dotato di cactus velenosi per i quali non dispone lui stesso di un antidoto e inadatto quindi ad affrontare i pericoli di questa situazione per personalità resistenti e indipendenti

Avete qualche progetto per il futuro?

Eccome! Con questo e.p. pubblicato a dicembre e il nuovo album in uscita subito dopo a gennaio – “Poetry In The Mean-Time” disponibile anche in vinile (17 nuove canzoni scritte e pubblicate in questo ultimo anno) e dopo l’album di esordio di Luca & The Tautologists (sì ecco … The Evangelists mi sembrava troppo e Paolo Roscio al basso e Deneb Bucella alla batteria sono musicisti che parlano da soli senza bisogno di presentazioni) intitolato “Paris Airport ’77” e uscito solo un anno fa, siamo di fatto a metà e in anticipo rispetto alla realizzazione di un piano quinquennale (l’URSS non c’entra) per pubblicare un totale di 5 long playing per un totale di 60, tutti già scritti da me e da arrangiare e da registrare con la band.

E poi quanti più concerti possibili per sostenere anche economicamente questa ambiziosa autoproduzione. Per cui non posso che ringraziarvi di cuore per questi preziosi assist.

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