Jacopo “Mino” Minardi ci ha raccontato il suo ultimo singolo “Due farfalle volano”, una canzone che racconta storie dolorose con una delicatezza quasi fiabesca, trovando ispirazione nelle vite dei più piccoli e vulnerabili.

“Due farfalle volano” è un viaggio intenso tra sofferenza e speranza. Quali sono state le tue principali ispirazioni per affrontare temi così profondi attraverso una prospettiva così unica e poetica?
Le mie canzoni sono sempre autentiche, tratte da storie che mi o ci circondano. Sentendo varie storie dai giornali e video di bambini malati oncologici che appaiono sul web, ho fatto mia a tal punto la storia da sentirmici dentro.
Il brano sembra raccontare la realtà attraverso immagini quasi fiabesche. Come mai hai scelto di inserire figure come “maghi e streghe” e “fate sul sagrato”? Hanno un significato simbolico per te?
Perché secondo me è il più diretto e semplice linguaggio per trattare un tema simile. Fa subito collegare a qualcosa di fiabesco, e poi si sa le fiabe hanno sempre un barlume di speranza.
La canzone parla di sofferenza e solitudine ma lascia intravedere un filo di speranza. Qual è il messaggio che vorresti che il pubblico riceva da questo brano?
Il testo è prettamente narrativo, parla di come potrei sentire la sofferenza in un bambino.
Penso che se soffre un adulto potremmo parlare di speranza, ma la sofferenza di un bambino è ingiusta e innaturale. Lottiamo perché non ci siano più guerre.
La tua musica spesso ha un tono malinconico e riflessivo. Quanto influiscono le tue esperienze personali nella scrittura dei testi, specialmente quando tocchi temi come la sofferenza o la perdita?
Le mie esperienze personali hanno creato la mia passione, la mia gioia e il mio dolore, sono tutto.
Se parlo di un bambino che soffre è perché sto provando sofferenza e ciò penso sia dovuta a una sensibilità emotiva ed empatica che la vita ti porta ad acquisire.
La collaborazione con Erio Reverberi per il violino ha aggiunto un tocco di magia al pezzo. Come hai scelto gli arrangiamenti per il brano e quanto ha influenzato il risultato finale?
Ho delegato l’arrangiamento ad Andrea Fontanesi perché sapevo che l’avrebbe affrontata come gli chiedevo, principalmente col piano e gli avevo detto che doveva essere molto intima. Da cosa è nata cosa e abbiamo deciso di inserire il violino e lì ho pensato subito al maestro Erio. Trovo che L’arrangiamento sia la parte fondamentale di un Brano.