Cronico, al secolo Fabio Parrottino, torna con ‘Passa’, un nuovo capitolo che si fa strada tra le ombre delle relazioni disfunzionali e gli echi della solitudine. Il brano promette di essere un viaggio introspettivo dove bugie e verità si intrecciano, dipingendo il ritratto di chi lotta con i propri demoni interiori e la difficoltà di aprirsi all’altro. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per parlare di questo nuovo capitolo della sua carriera.
Ciao Cronico, benvenuto su Diffusioni Musicali! Partiamo da “Passa”: come è nata l’idea per questa canzone? È legata a un’esperienza personale o è stata ispirata da un’emozione che ti ha colpito particolarmente in quel momento?
Diciamo che è un po’ il vissuto di quelli che hanno un’anima e vogliono lasciarsi alle spalle relazioni disfunzionali. Il tempo è spesso visto come il grande guaritore, ma non sempre è così. In alcuni casi, il tempo non cura le cose, ma le cristallizza e il dolore si trasforma in una cicatrice invisibile che continua a pulsare sotto la superficie.
La frase “Passa tutto ma non passerai” è molto potente. Cosa significa per te? Qual è il messaggio che speri arrivi a chi sta vivendo una relazione complicata?
La frase “Passa tutto ma non passerai” esprime l’idea che, nonostante il tempo faccia svanire o superare molte esperienze, sentimenti o cose difficili, c’è sempre qualcosa o qualcuno di così importante e profondo che non potrà mai essere dimenticato o superato. Questo “qualcosa” potrebbe essere un amore o una persona speciale, che rimane indelebile, immutabile e resiste al trascorrere del tempo. C’è un contrasto tra il fluire inesorabile del tempo e l’idea di eternità legata a ciò che non passa.
Com’è stato lavorare con il produttore per dare vita a questo suono? Hai voluto inserire qualcosa di particolare per esprimere certe emozioni o ti sei affidato completamente a lui?
Il brano in realtà è nato con un giro di chitarra e una voce registrata con un cellulare ed è rimasto lì per un po di mesi. Ogni volta che registro demo o bozze che a volte rimangono sul telefono o sul pc, le condivido con Stonhead, mio produttore fidato. Dopo l’estate mi ha inviato il beat del brano costruito per dare quell’impatto di profondità e malinconia, proprio com’è la struttura del brano e lì è nato tutto. Ormai ho un rapporto fraterno con Stonhead e conosce perfettamente il mio modo di vedere la musica, che è anche il suo. Il nostro modo di vedere le cose è come un puzzle, ed entrambi abbiamo i pezzi giusti per costruirlo.
Le relazioni difficili sembrano un tema ricorrente nella tua musica. Cosa ti attrae di questo argomento? Secondo te, la musica può aiutare chi sta vivendo situazioni simili a trovare un po’ di pace o comprensione?
In realtà a me piace sottolineare i miei difetti parlando del mio vissuto e come terza persona uso sempre quella figura femminile che rende perfetto ogni tipo di contesto. La musica può aiutare qualsiasi persona a proteggersi da alcune circostanze e spesso aiuta anche me a superarle. Se ci pensi bene, quello che rimane in eterno è l’amore. Le canzoni d’amore, le canzoni che parlano di vita e toccano determinati argomenti non passeranno mai.
In “Passa” si avverte un mix di malinconia e speranza. Come sei riuscito a equilibrare queste emozioni opposte? Quale messaggio vorresti che il pubblico portasse con sé dopo aver ascoltato la canzone?
Quando scrivo una canzone a volte parto dall’inizio, a volte parto dal ritornello, ma non seguo mai un filo logico e tutto è dettato dal momento. Il titolo “Passa” può avere diversi significati a seconda del contesto. Può indicare il trascorrere del tempo o di una situazione, come a dire che ogni cosa è destinata a finire o ad evolversi. Può anche essere un invito a proseguire o a oltrepassare qualcosa, come un ostacolo o un momento difficile. Le canzoni devono viversi in base al proprio vissuto, ognuno poi può interpretarla come meglio crede. Io vorrei portare solo bellezza e riflessione. “Passa” tutto, ma la mia voglia di scoprirmi e di mettermi a nudo, non passerà mai.