Da venerdì 18 ottobre 2024 sarà in rotazione radiofonica “ANTIDOTO”, il primo singolo di LENÙ, già disponibile sulle piattaforme digitali dall’11 ottobre.
“Antidoto” è un brano che parla di un amore ormai finito da tempo ma che con il passare degli anni continua a lasciare il segno. Il testo parla di tirare fuori tutto il dolore e la rabbia che, sicuramente, fanno parte di ognuno di noi quando speriamo in qualcosa che in realtà non c’è. Il messaggio che vuole lanciare questa canzone è di avere la forza di volontà necessaria a raggiungere i propri obiettivi. Associare la felicità ad una persona è un evento che accade nella maggior parte dei casi, ed è proprio questo l’errore: non dobbiamo mai far dipendere la nostra felicità da qualcuno. Questo racconto è solo una metafora per far capire che non bisogna forzare qualcosa che non funziona. La vita, come i sentimenti, sono imprevedibili e tutto può succedere. Ogni cosa accade a suo tempo, l’importante è lasciare che la vita faccia il proprio corso.
Conosciamo meglio l’artista!
Come nasce la tua passione per la musica e come mai hai scelto Lenù come nome d’arte?
La mia passione per la musica nacque fin da quando ero piccolina e mia madre mi cantava molte canzoni di De Andrè, Mina e iniziai a scoprire questo meraviglioso mondo iniziando a frequentare molti cori e iniziai a sognare di diventare una cantante. Pian piano continuai i miei studi ed entrai in conservatorio frequentando il corso di violino e pianoforte; amo la musica e so che voglio vivere di questo, nel bene e nel male. Grazie al canto posso unire la mia passione per lo strumento, per la scrittura e per la musica in generale; scrivere, comporre ed esprimere ciò che sento penso sia la base della mia felicità. Il nome d’arte “Lenù” è nato da un semplice soprannome dato dai miei amici, volevo e cercavo qualcosa che ricordasse il mio nome ma che non fosse sentito e risentito. È un nome che si avvicina a quello di mia madre, per questo lo apprezzo molto. All’inizio, dico la verità, avevo scelto come nome d’arte “Njves”, perché mi faceva ricordare il matrimonio dei miei genitori, la chiesa dove si sposarono; successivamente cambiai in “Lenù” e decisi di non cambiarlo più.
– Raccontaci del tuo singolo “Antidoto”
Antidoto nasce dopo un periodo di “blocco”. Non riuscivo a trovare qualcosa che mi piacesse, come esprimere quello che sentivo e il modo per “sfogare” tutto ciò che avevo dentro senza preoccuparmi del giudizio degli altri. Il mio primo inedito parla di un amore ormai finito ma che, con il passare del tempo, continua a lasciare il segno. Un amore che ha fatto tanto male ma che deve trovare il modo di lasciare andare entrambi. Il testo parla di tirare fuori tutto il dolore e la rabbia che, sicuramente, fanno parte di ognuno di noi quando speriamo in qualcosa che in realtà non c’è. Il messaggio che vuole lanciare questo brano è di avere la forza di volontà necessaria a raggiungere i propri obiettivi. Associare la felicità ad una persona è un evento che accade nella maggior parte dei casi, ed è proprio questo l’errore: non dobbiamo mai far dipendere la nostra felicità da qualcuno. Questo racconto è solo una metafora per far capire che non bisogna forzare qualcosa che non funziona. La vita, come i sentimenti, sono imprevedibili e tutto può succedere. Ogni cosa accade a suo tempo, l’importante è lasciare che la vita faccia il proprio corso. Mi sento soddisfatta è felicissima perché è il mio primo inedito. Mi sono impegnata tanto e senza l’aiuto della mia scuola di canto non ci sarei riuscita. Sono molto emozionata e aspettavo questo momento da tanto. Da RC VOCE PRODUZIONE ho imparato ad andare oltre la mia zona confort e sono riuscita a tirare fuori un brano molto interessante. Ho voluto usare il termine “catalettico” proprio perché il testo è nato così: sembravano parole in una nota del mio telefono che piano piano hanno preso forma. Io ho delle cicatrici sul braccio, sono delle punture di zanzare che da piccola non smettevo mai di toccare e mia mamma mi diceva sempre: “Smettila di toccarle altrimenti ti rimarrà per sempre la cicatrice”, eppure io continuavo imperterrita non volendo capire che aveva ragione e che se avessi smesso di togliere la crosticina ogni volta a quest’ora non soffrirei così tanto per queste cicatrici che si vedono Vorrei che questa canzone possa spingere ad una forza che spesso pensiamo di non avere o che sottovalutiamo: bisogna credere in se stessi e non smettere mai di credere in quello che ci fa stare bene. Ho citato Seneca perché è un autore latino che mi ha colpito particolarmente, l’ho sentito molto vicino al modo per me giusto di affrontare le situazioni e la vita, mi aiuta in questo anche la filosofia ma il discorso del dolore di Seneca mi ha colpita particolarmente.
– Quanto c’è di autobiografico nella tua musica? Qual è la caratteristica del tuo modo di fare musica che ti contraddistingue rispetto agli altri tuoi colleghi?
Solitamente tutto ciò che scrivo nei testi riguardano il mio passato. Penso che il mio modo di scrivere le canzoni mi aiuti a tirare fuori le tempeste (sia di gioia che di dolore) che nascondo dentro. Se finalmente termino una canzone è perché in realtà è la fase finale della tempesta. Un dolore profondo, ad esempio, preferisco prima metabolizzarlo, scrivere tutto ciò che mi passa nella mente e poi metterlo in musica.
Amo l’impegno e l’organizzazione, darei di tutto per la musica e farei tutti i sacrifici possibili per far sì che il mio sogno si realizzi. Studiando in conservatorio ho trovato il modo di poter far conciliare ogni tipo di impegno al meglio, incastrare e organizzare tutte le mie giornate ormai è diventata abitudine. Un caos bellissimo che non vorrei finisse mai. Amo indossare i calzini di diverso colore perché in questo modo penso di poter essere libera di sentirmi felice (ovviamente abbinandoli bene al mio outfit). Mi definirei come una ragazza molto dinamica, mi spazientisco se non trovo qualcosa di utile da fare. Capita spesso che, studiando pezzi di Bach o altro alla fine mi ritrovi a cercare accordi su internet e mettermi a cantare senza sosta. Amo mostrare questo lato di me, ai miei amici e nelle mie canzoni. Mi piace citare molto spesso autori sia latini, filosofi e anche poeti italiani proprio per unire la mia passione umanistica con quella musicale, nonostante le critiche e i giudizi di chi, ovviamente, non apprezza ciò che fai. Ho citato, difatti, nel brano il filosofo e poeta latino Seneca. Non mancheranno, sicuramente, citazioni su Leopardi, il mio poeta preferito.
– Che tipo di musica ascolti nella tua playlist? Con quale artista del panorama italiano o internazionale vorresti collaborare?
Solitamente ascolto molta musica rap, non ho un genere preferito ma molto spesso ascolto pop, rap per poi addentrarmi nel classico. Nella mia playlist, in realtà trovereste di tutto: dall’incompiuta di Schubert, notturni di Chopin, fino ad arrivare a Lazza, Emis Killa, Kid Yugi, Giorgia, Mina ecc… nel corso della mia carriera musicale mi piacerebbe collaborare con molti artisti partendo sicuramente da Lazza, per la nostra passione verso la musica classica. Mi piacerebbe anche collaborare con Kid, entrambi siamo del Sud, terra per me molto importante. Mi piacerebbe partecipare con molti artisti immagino quanto sarebbe stupendo realizzare brani con orchestre importantissime e anche cantanti storici, permettendomi di citare Mina.
– Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Se dovessi pensare ai miei progetti per il futuro sicuramente porterei fino alla fine i miei studi all’università di Cosenza alla facoltà di Lettere e farei lo stesso con il mio percorso al conservatorio di violino continuando a studiare con passione e dedizione entrambe le strade. Continuerò a scrivere nuovi pezzi, ho cominciato già ora, e soprattutto non smetterò mai di credere nei miei sogni perché sono quelli che giorno dopo giorno riempiono la mia vita. Amo stare in compagnia dei bambini difatti è come se con loro il mio umore ritornasse a splendere. Dove mi vedo tra qualche anno? Non lo so ma sicuramente seguirò le mie passioni e amerò ciò che farò.