Yume

Yume: ”Il mio essere taciturna mi ha spinto a fare musica”

E’ disponibile in tutti gli store digitali TERRA(ALL’IMPROVVISO) il nuovo singolo della cantautrice YUME, pubblicato su etichetta Digital Noises. “Con Terra – spiega Yume – ho bisogno di rinascere, di vendicarmi, di sentire e manifestare tutto ciò che ho tenuto dentro per tanto. Mi chiedo sempre perché l’amore sia sempre il fulcro di tutto, il cuore pulsante dell’anima, così com’è centrale questo elemento che finisce col governare tutto quanto. È un bisogno viscerale, un sesto senso, una paura, l’amore che provo verso ogni cosa ma che può diventare agonia”.

Giulia, ma Yume per tutti, classe ’97, nata e cresciuta in Sardegna fino ai 16 anni e poi trasferita a Roma. L’arte e la musica sono il cuore pulsante del suo universo, e proprio in questi elementi ritrova la vera espressione di sé, che trascendono ogni altra cosa, persino gli studi universitari conseguiti in psicologia. Ermetica quanto empatica, così si descrive; non cerca comprensione ma piuttosto uno sfogo per sé stessa. Nei suoi testi narra situazioni e momenti che le attraversano la testa in un momento, ed emozioni che rimangono lì per troppo tempo, unite ad altre invece, che spariscono in un secondo.

Come si è sviluppato il processo creativo di questo brano?
Mi viene da sorridere perché ricordo che avevo dormito solo un’ora quando è nata. Mi sentivo strana, angosciata ed ovviamente molto stanca. Poi casualità, tornando a casa con le prime luci dell’alba viste dagli specchietti della macchina, mi scrive il mio produttore per dirmi una cosa da niente e gli ho risposto nell’immediato. Di base nemmeno lui aveva chiuso occhio e dovevamo vederci per capire i prossimi passi, alla fine, dal nulla, ricordo mi lascia in studio con il microfono in mano e una base ancora grezza, inizio a mandare in play e a registrare. Lui torna, ci risentiamo insieme delle prove e pensiamo “ok, lavoriamoci!” così ci siamo messi sotto, un po’ guidati dalla stessa lunghezza d’onda del processo creativo, ma anche dall’adrenalina del non aver chiuso occhio.

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Qual è stato il motore che ti ha spinto a fare musica?
Probabilmente il mio essere taciturna, il pensare di non essere spesso ascoltata o forse di non volermi nemmeno esprimere perché temo di risultare “troppo sensibile”, cosa che spesso mi è stata detta, di base vado in paranoia un po’ di mio, forse. La musica, così come la scrittura, mi è sempre sembrata una chiave per dire qualcosa, anche quando lo sentivo e vedevo fare da altri. Ho da sempre avvertito questa esigenza di scrivere e cantare ciò che sento. Il parlare normalmente e senza freni delle mie emozioni non è mai stato un processo automatico, a tratti mi annoia e penso “a che pro?”, ci sto lavorando, ma la musica mi sta dando una grande mano, è tutto un processo.

Cosa pensi dell’attuale industria musicale?
Industria musicale e musica vanno di pari passo sotto certi versi. Se devo dire la mia, mi sento poco rappresentata dalle cose che si sentono, poi capisco che tutto è specchio di qualcosa e di conseguenza, mi chiedo dunque cosa ci sia, e chi si vede in quel riflesso. L’industria musicale credo debba giustamente seguire il flusso delle cose e di come evolvono, infatti spesso su questo lato mi sento un pesce fuor d’acqua, forse un po’ controcorrente per ciò che tento di comunicare. Non è sicuramente tutto rosa e fiori come potrebbe sembrare ecco, penso questo, ma come ogni cosa.

Cosa sogni per il futuro?
Spero di trovare un posto per me, un angolo nel mondo, quello spazio dove poter coltivare tutto questo con la musica, nonostante ciò possa risultare, forse, un concetto troppo ambizioso. Vorrei vivere in modo tale che il mio futuro sia fatto di amore ed arte. Non riesco mai davvero ad incastrarmi con tutto il resto, le regole, le emozioni negative, specialmente quelle altrui, per quanto uno ovviamente, si ritrovi a doverci convivere. Poi a prescindere dal mio piccolo, vorrei che le cose migliorassero sotto tantissimi aspetti, ma per quanto mi piaccia fare la sognatrice, delle volte, credo comunque molto nella ciclicità delle cose e di conseguenza, penso che il mondo segua una sorta di circuito proprio già visto nel tempo, però insomma, non ho nessuna risposta reale, solamente personali riflessioni e sono anche curiosa e contenta di poter vedere le cose evolversi.

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Qual è stato il motore che ti ha spinto a fare musica?
Probabilmente il mio essere taciturna, il pensare di non essere spesso ascoltata o forse di non volermi nemmeno esprimere perché temo di risultare “troppo sensibile”, cosa che spesso mi è stata detta, di base vado in paranoia. La musica, così come la scrittura, mi è sempre sembrata una chiave per dire qualcosa, anche quando lo sentivo e vedevo fare da altri. Ho da sempre avvertito questa esigenza di scrivere e cantare ciò che sento. Il parlare normalmente e senza freni delle mie emozioni non è mai stato un processo automatico, a tratti mi annoia e penso “a che pro?”, ci sto lavorando, ma la musica mi sta dando una grande mano, è tutto un processo.

Cosa pensi dell’attuale industria musicale?
Industria musicale e musica vanno di pari passo sotto certi versi. Se devo dire la mia, mi sento poco rappresentata dalle cose che si sentono, poi capisco che tutto è specchio di qualcosa e di conseguenza, mi chiedo dunque cosa ci sia, e chi si vede in quel riflesso. L’industria musicale credo debba giustamente seguire il flusso delle cose e di come evolvono, infatti spesso su questo lato mi sento un pesce fuor d’acqua, forse un po’ controcorrente per ciò che tento di comunicare. Non è sicuramente tutto rosa e fiori come potrebbe sembrare ecco, penso questo, ma come ogni cosa.

Cosa sogni per il futuro?
Spero di trovare un posto per me, un angolo nel mondo, quello spazio dove poter coltivare tutto questo con la musica, nonostante ciò possa risultare, forse, un concetto troppo ambizioso. Vorrei vivere in modo tale che il mio futuro sia fatto di amore ed arte. Non riesco mai davvero ad incastrarmi con tutto il resto, le regole, le emozioni negative, specialmente quelle altrui, per quanto uno ovviamente, si ritrovi a doverci convivere. Poi a prescindere dal mio piccolo, vorrei che le cose migliorassero sotto tantissimi aspetti, ma per quanto mi piaccia fare la sognatrice, delle volte, credo comunque molto nella ciclicità delle cose e di conseguenza, penso che il mondo segua una sorta di circuito proprio già visto nel tempo, però insomma, non ho nessuna risposta reale, solamente personali riflessioni e sono anche curiosa e contenta di poter vedere le cose evolversi.

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