Fresco di una collaborazione che ha colorato l’estate 2024, Ramo torna con un singolo dedicato a quell’amore che purtroppo non regala felicità ma soltanto dolore. Ecco la nostra chiacchierata con lui.
Ciao Ramo e benvenuto su Diffusioni musicali! La musica ti accompagna fin da piccolo, ma cosa spinge un bambino a comporre brani invece che giocare a pallone coi suoi coetanei?
Ciao ragazzi grazie per l’invito! Me lo chiedo anche io sinceramente! (ride)
A parte gli scherzi, nonostante sia nato in una domenica di derby, per molti anni, in casa girava più musica che partite, nonostante mio padre fosse un vero patito di calcio, ma anche di musica. QUindi, anche quando gli altri giocavano a pallone, preferivo starmene in disparte a scrivere
Come tanti ragazzi, anche per te le prime esperienze nel mondo della musica arrivano insieme ad una band, Le chiamate perse. Cosa ricordi con più affetto dei primi eventi live fatti nella scena milanese?
Ho avuto molti progetti, con le Chiamate Perse ho provato l’ebrezza dei primi palchi, specialmente quelli milanesi.
Sicuramente il gioco di squadra è qualcosa che è sempre stato il punto di forza, inteso sia dal vivo che in studio, poi, ai tempi ero principalmente chitarrista, la voce veniva utilizzata solamente per i cori.
La parte più bella era sempre quando scendevamo dal palco quando ricevavamo il feedback, solitamente inaspettato, ma positivo di chi non conoscevamo ed apprezzava il nostro operato.
Chiusa la fase band decidi di focalizzarti sullo studio di canto moderno e chitarra. Credi che una preparazione sia una chiave in più per emergere nel grande mare della musica emergente?
Sicuramente avere delle basi aiuta, per molto tempo ho pensato che lo studio bloccasse la creatività, diciamo che è un 50 e 50, una volta che hai delle basi sai anche meglio da dove partire.
Per quanto mi capiterà di pubblicare anche di brani vecchi mai pubblicati (ne come Chiamate Perse ne con altri progetti) posso dire che adesso ho molto più chiaro come funziona il tutto, dalla prima all’ultima fase.
Nel tuo percorso solista è importante la collaborazione con il produttore Antonio Naba Martini. Come vi siete conosciuti?
Su internet, un giorno vidi questo “post” su “musicisti del Lodigiano” e cercava persone da produrre.
Abito a Tavazzano con Villavesco (provincia di Lodi), lui a dall’altra parte della provincia, quasi a Piacenza, non siamo dietro l’angolo, ma distanze facilmente superabili, quindi gli mandai un brano che, essendo un po’ “madre chioccia” dei miei brani, non pensavo di pubblicare, alla fine è uscito fuori il mio primo singolo ufficiale, “Quella Fotografia”.
Il tuo ultimo singolo, Tossici, è proprio un brano anti amore e ballad romantiche. Come mai hai deciso di andare contro corrente rispetto a tutte le canzoni che soprattutto nel periodo estivo elogiano questo sentimento così bello ma anche così complicato?
Più che contro corrente direi d’avere avvisato tutte le persone innamorate di cosa rischiano di andare incontro (ride).
Comunque, è una fase della vita che rischiamo tutti di passare, è giusto parlarne.
Bisogna parlare di cose belle e di cose brutte, l’amore, come ogni cosa, è un dato, ha più facce, non sappiamo mai tirandolo cosa ne esce fuori.
Si parla molto spesso di “red flag” ossia di segnali d’avvertimento per evitare relazioni tossiche. Di solito tu sei capace di riconoscerle?
Diciamo che dopo la mia ultima relazione, si parla di due anni fa ormai, qualche segnale l’ho captato… Ma ci sono anche dei casi umani allucinanti che nascondono molto bene il tutto.
Negli ultimi anni ho visto più attori nell’ambito amoroso che nel mondo del cinema (ops, probabile spoiler)
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sicuramente pubblicare molti altri brani e fare Live.
Al momento non credo ancora che è quasi un anno che ho cominciato seriamente con questo percorso, mi ci devo ancora abituare.
Ma, nonostante ciò, ho molte sorprese, ma sono proprio sorprese 🙂
