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Intervista a Clo.Ser

Magenta, titolo ispirato dal colore della sedia nel dipinto dell’artista Alessia Galati, è un viaggio di introspezione e rinascita. Ne parliamo con l’artista Clo.Ser:


  1. Benvenuto, Clo.ser! Magenta è un titolo evocativo. Come pensi che il colore magenta rappresenti l’essenza dell’album e le storie che racconti?

Buongiorno a tutti e grazie! “Magenta” è il titolo della mostra di pittura di Alessia (Galati, ndr), a cui ho voluto rendere omaggio per aver ispirato il mio brano omonimo, brano che funge da collante per tutto il disco. Magenta è il colore della sedia ritratta nel dipinto di Alessia, una sedia che rappresenta la svolta, grazie al suo potere speciale concesso a chi vi si siede: quello di comprendere la giusta strada da percorrere, sgombrando metaforicamente dalle nubi i cieli del futuro. Allo stesso modo l’album “Magenta” auspica la medesima svolta, attraverso racconti musicati inerenti le tappe del viaggio esistenziale; condivide istanze profonde e alterna riflessioni che toccano la sfera personale e le contraddizioni della società attuale.

  1. Siamo veri affronta la superficialità e l’ostentazione nella società moderna. Come hai deciso di affrontare questo tema e cosa speri che il pubblico rifletta ascoltando questa canzone?

Siamo circondati da modelli “arroganti” che veicolano messaggi pericolosi, omologati e divisivi. Si avverte una competizione estrema, con il fine ultimo di ottenere denaro e potere. Chi ha un po’ di scorza non si lascia incantare, i piú giovani rischiano, invece, di essere vittime di una perenne ansia da prestazione. “Siamo veri” é dedicato a loro: le nuove generazioni devono, a mio avviso, andare oltre il cliché, cercando la propria identità.

  1. Canzone inventata sembra avere un tono più leggero rispetto ad altre tracce. Come si inserisce questo brano nel contesto generale dell’album e cosa volevi ottenere con questa diversità di tono?
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“Canzone inventata” nasce nel backstage di un “talent”, e racconta di un approccio sano a una competizione potenzialmente velenosa. É diversa anche perché é una canzone il cui testo é scritto a 4 mani, con Vincenzo Montagnino (Vins), cantautore con il quale ho legato durante il mio soggiorno a Rimini, visto che eravamo entrambi partecipanti alla gara canora. É un brano che invita a godere dell’amicizia, prendendosi il proprio tempo. Saper sfruttare il viaggio, e gli incontri ed esperienze che ne fanno parte, diventa essenziale per poter dare una svolta positiva.

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  1. La tua musica spesso sembra oscillare tra introspezione e commento sociale. Come decidi quale direzione prendere per ogni canzone e quanto è importante per te mantenere questa dualità?

E’ un dualismo che non ha tutta questa intenzionalità. Infatti, in una prima fase scrivo, di solito, assolutamente di pancia, traducendo in musica e parole ciò che mi ha colpito, le emozioni e i sentimenti che un incontro o un evento mi hanno suscitato. Poi tiro le fila, e cerco di capire dove il fiume creativo mi ha portato e perché. Razionalizzare e sbozzare é la parte piú difficile.

  1. Guardando al futuro, cosa ti piacerebbe esplorare musicalmente dopo Magenta? Hai già nuove idee o progetti in mente?

Con gli amici del “Collettivo B”, sodalizio che accomuna 5 cantautori, si sta pensando di costituire una big band che suoni i pezzi migliori di ciascun artista coinvolto. É un po’ utopico, però tra le nostre fila abbiamo un trombettista, armonicisti, chitarristi acustici ed elettrici, un batterista, un bassista e, con un po’ di impegno, pure un violinista. Nel frattempo, continuo a scrivere: ho pronte due canzoni nuove e molte altre idee che attendono di essere perfezionate. Vedremo.

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