“Ruggine” veste un pop elettronico, elegante ed originale con l’interpretazione vocale di Denè che, con il suo timbro particolare e riconoscibile, aggiunge quel pathos che lo rende un brano da classifica. Una intro dolce ne caratterizza l’inizio, ma il brano presenta un sound possente, dove la moderna elettronica sa ben bilanciarsi con lo spirito degli indimenticati anni ‘80. Dené è un cantautore sporco di pop!
Ciao Denè… da dove è saltata fuori “Ruggine”? Parlacene un po’.
Dalla voglia e dall’esigenza di creare musica, innanzitutto. E poi, certo, anche l’esperienza personale ci mette del suo.
Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: “Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua di musica?
La musica, in generale, sta andando dov’è sempre andata e cioè nella testa e nel cuore della gente. E per fortuna questo non potrà mai cambiare. Certo, noto una differenza artistica notevole tra il mainstream in passato e quello di oggi. Per quanto riguarda la mia musica beh, spero che possa andare il più lontano possibile restando sempre “musicalmente” onesto. Il mio pop, che possa piacere o meno, andrà sempre in quella direzione.
Ad avere la possibilità di aprire un concerto in uno stadio di un big della musica, affrontandone il pubblico con la tua musica, chi sceglieresti? E perché?
Vasco per affrontare la sfida con il suo pubblico. Cesare Cremonini perché parliamo la stessa lingua. Andando fuori dall’Italia sicuramente Jacob Collier. Un mostro di bravura e creatività!
Domanda impegnativa: c’è un piccolo tour all’orizzonte? Dove ti si potrebbe ascoltare live?
Con il mio team stiamo lavorando per portare la nostra musica nei piccoli club campani. Il prossimo autunno sarà on the road!
Quali sono gli obiettivi da voler raggiungere? Cosa ti aspetti da questo percorso artistico e discografico?
Crescere artisticamente, suonare live il più possibile, essere quanto più in contatto con il palco, la gente e lo studio di registrazione. Mi aspetto e spero di poter respirare musica sempre di più. E attraverso questo riuscire ad acquisire la fiducia sia del pubblico che degli addetti ai lavori, quelli “seri”!
Un sound che trasuda originalità e personalità, ma anche con molti riferimenti ai grandi del passato, quando la musica rappresentava ancora l’apice dell’espressione umana evolvendo e condizionando l’intera società. Quali I riferimenti artistici che hanno aiutato l’ispirazione nella tua musica?
Ne potrei citare tantissimi. Anche perché non sono legato ad un periodo storico particolare. Red hot come Daft punk, Dalla come Beatles, tutto il decennio degli 80’ è stato meraviglioso. Cerco di filtrare tutto a modo mio senza pensare ad un modello preciso. Oggi più che mai è vitale avere il proprio stile.
Sempre convinti che ogni forma d’arte sia la massima espressione della bellezza. Tu da artista che rapporto hai con la bellezza? Quale il tuo pensiero in merito, in una società ormai distrutta dall’agognata apparenza, in cui l’arte sembra passare in secondo piano?
Forse mi sbaglio ma oggi sembra che il personaggio abbia molta più importanza dell’artista. Non sono un fan di questa cosa. Nel mondo della musica ciò che conta sono le canzoni. Il resto è solo un mucchio di chiacchiere.
C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà componi e canti? Come nasce un tuo brano di solito? Raccontaci qualche aneddoto!
Ascoltando tantissima musica direi che spesso è diverso. Riguardo alla composizione beh, alla fine quando hai dentro qualcosa trovi sempre il modo di farlo uscire. Mi è capitato di avere un’ispirazione di notte, fumando una sigaretta fuori al balcone di casa o durante una sessione in studio. A volte, non so come, capita anche di sognarle certe melodie.
Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?
Sicuramente il mio team. Ivan Russo (producer) di Atollo Records e Michele Mauriello (bassista e co- impositore). Ci capiamo e nessuno di noi si accontenta della prima buona idea. Insomma, lavorare insieme, ca**o sì, è figo!