Leggiamo news e curiosità in questa intervista
Il brano, scritto da Chiara e prodotto con Pasquale Provenzano, combina folk siciliano, pop ed elettronica, e lo fa con un testo evocativo e provocatorio. L’artwork del brano rappresenta il culto dell’immagine post-moderno, mediato non dalla spiritualità ma dalla tecnologia, invitandoci a riflettere sulla nostra relazione con la vanità.
Quali sono state le fonti di ispirazione per questo nuovo brano?
Corona di Curcuma ha una storia diversa rispetto a tutte le altre canzoni che ho scritto: generalmente, infatti, scrivo in modo molto spontaneo ma, questo brano, è nato durante un concorso in cui dovevamo comporre una canzone rispettando delle parole date; in questo caso le parole erano davvero assurde, fra queste vi erano: lapalissiano, genuflettersi, breaking bad e, ultima ma fondamentale, curcuma. Mi ricordo però che non ho trovato moltissime difficoltà a trovare un filo conduttore fra di loro; infatti, ho sempre pensato che il messaggio di Corona di curcuma fosse sempre stato nei miei pensieri e che attendesse solo l’occasione giusta per prendere forma!
Hai utilizzato la curcuma come simbolo della vanità e dell’ostentazione del lusso: come mai hai scelto proprio questa spezia?
Quando in questo concorso mi hanno presentato queste parole, l’immagine della curcuma è stata un nodo fondamentale: con il suo colore quasi dorato e con la sua derivazione orientale, mi ha fatto subito pensare ad un’atmosfera di regalità e devozione, consentendomi di trovare via via connessioni sempre più coerenti con tutte le altre parole.
Vorresti trasmettere un messaggio particolare ai tuoi ascoltatori? Pensi che sia possibile evadere dalle convenzioni sociali che attanagliano ogni uomo?
Corona di Curcuma credo sia un brano che – sebbene in modo ironico e ludico- prenda subito posizione, schierandosi decisamente dalla parte di chi svela l’ipocrisia di molti che agitano l’aria intorno al proprio fuoco per farlo apparire più grande di com’è in realtà.
Io credo che si possa fuggire da queste logiche e credo anche che in verità, ad un certo punto, sia necessario accettare sé stessi, perdonarsi e apprezzare quanto di più vero e puro si cela dentro di noi, anche le debolezze. Molto spesso, infatti, per piacere agli altri, finiamo per attanagliare molti aspetti della nostra personalità per inseguire le tendenze, le mode. Fortunatamente sono sempre stata circondata da persone che mi apprezzano per ciò che sono e credo sia importante parlare di questi temi in una società omologante in cui la diversità è diventata un’eccezione, e non la regola.
Il legame con la Sicilia è evidente. Quali sono gli aspetti della tua terra che ti affascinano maggiormente? Quali sono, invece, le criticità?
La Sicilia ha sicuramente una storia travagliata e piena di contraddizioni: è stata un palcoscenico di conflitti, di stragi ma anche di rivendicazioni e di riscatto. La Sicilia è una terra di uomini e donne a cui nulla è stato concesso o regalato, ma tutto è stato sudato e ottenuto con fermezza e devozione.
Nonostante fuori dalla Sicilia spesso le opportunità di lavoro si moltiplichino, io sono molto affezionata alla mia Terra e vorrei davvero provare nel mio piccolo a contribuire al suo riscatto. Credo infatti che nessun altro posto possa restituirmi piccole ma essenziali cose come il calore, il sole, la gente, il passato che rivive attraverso la tradizione proprie di casa mia. La Sicilia è una terra fragile, sensibile, piena di ricchezze e bellezze e merita di essere difesa e protetta.