Goliardo

Goliardo ci racconta qualcosa di se nell’intervista

Ciao Goliardo, ci racconti qualcosa di te?

Ueeee ciao certo, sicuramente che sono napoletano e mi piace la zuppa di latte, come caratteristiche fondamentali. Questo a parte, faccio musica da un po’, sono passato per classica, cantautorato, rock, pop, rap, hip-hop, elettronica, anche se alla fine a me piace forse ancor di più scrivere che suonare o cantare, devo ammettere.

Come descriveresti il tuo stile di scrittura?

Ecco appunto. Come per ogni aggettivo che dovrei usare per descrivermi, non lo userei, nel senso che lo lascerei fare agli altri casomai. Non avrebbe senso dire io sono questo, questo e quest’altro. Sicuramente apprezzo vari stili di scrittura, almeno restando in ambito musicale: quello psichedelico e onirico, quello diretto e senza orpelli così come anche quello ironico, che sia declinato sia in modo acuto e intelligente alla Rino Gaetano, ma sia anche a volte in modo demenziale e no-sense, o ancora gli storytelling cantautorali mi piacciono parecchio, vedi Samuele Bersani, De André. Questo è grosso modo ciò che apprezzo a livello letterario in musica. 

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con “AMICI”?

Ma direi nessuno perché sono contro al dover trasmettere per forza un messaggio tramite un brano, d’altra parte sicuramente nasce da una mia insofferenza, che nutrivo fin da piccolo e ancora mi porto dietro, verso quelle mediazioni ipocrite e assurde degli adulti nelle vite dei loro figli o in generale dei bambini, che riducono a loro imitazioni: l’adultizzazione dei bambini per me fa parte dei tanti temi dell’ “invisibile sociale”, se ne parla fin troppo poco di questi genitori che per vanità, narcisismo, frustrazioni e fallimenti proiettano sui loro figli sovrastrutture in grado di inibire anche quella scarica infantile che tutto dovrebbe assorbire tranne che questo. La potenzialità della creatività infantile deve essere lasciata libera e basta, né stroncata né incentivata forzatamente, per tutto il resto della vita non ci sarà mai più un qualcosa di simile, è infinitamente prezioso. Attorno a me l’ho vissuto parecchio e non lo sopportavo, né tantomeno avevo le parole per esprimerlo bene ma sento di averlo sempre fatto capire in un modo o nell’altro.

Qual è stata la tua esperienza lavorando con BruTaLabel?

In realtà ci collaboro ancora da poco ma sicuramente positiva. In generale, l’unica cosa che disprezzo è quando si parla tanto di strategie, marketing, marketor, marketess, marketonz, markekazz ma molto molto poco di musica, e appunto non è il caso di Brutal. .

Quali sono i tuoi programmi musicali per il resto del 2024?

Ma banalmente continuare a fare musica e farla uscire, per me fare qualsiasi tipo di arte è un modo per combattere la paura della demenza e dell’apatia mentale. Sicuramente suonare dal vivo, cosa a cui tengo più di tutto sinceramente, altrimenti puoi fare anche 18 album ma resta un progetto castrato, privato del motivo per cui nasce. E poi comprare tantissimi detersivi.

https://www.instagram.com/goliardo.o

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