
“A caduta libera”, il nuovo singolo degli IFAD, è la prova che solo i grandi artisti sono in grado di trovare nel tormento l’ispirazione per sfornare prodotti eccellenti.
Nel testo, l’Io narrante racconta di essere alle prese con una fase di inquietudine personale, ben rappresentata dall’immagine, solo apparentemente scontata e banale, di un frequente brutto sogno: in esso, il protagonista capitombola, inesorabilmente, nel vuoto più abissale e cupo, esattamente come ciò avviene, in senso figurato, nella concretezza tangibile. In questa situazione, il soggetto non può che sentirsi annullato in tutto e per tutto. Tuttavia, egli scopre di avere ancora la capacità di rifiutare questo meccanismo così deleterio: pertanto, come spesso avviene nelle storie di fantasia, proprio all’ultimo secondo trova il vigore per trasformare questo stato negativo nello spunto per ripartire. In fondo, come diceva Pablo Neruda, nascere non basta, bensì siamo nati per rinascere ogni giorno.
Quanto alla musica, ci troviamo ad ascoltare un rock energico e deciso, con la chitarra elettrica che risalta in modo particolare, prestandosi magistralmente a fare da sottofondo al tema affrontato: da una parte al travaglio che vive il protagonista, ma dall’altra, altresì, alla forza con cui egli, come nelle grandi storie più epiche, riesce a non farsi sopraffare dalla sofferenza. Anche la voce fa la propria parte, con la sua alternanza tra i toni più bassi e i momenti in cui, invece, sembra quasi voler esplodere. Ne viene fuori un brano ricco di fascino: un fascino che a differenza della bellezza, come insegna Roberto Gervaso, non si vede ma si sente, e a maggior ragione in un brano musicale.
Concludendo, abbiamo un prodotto capace di dare una preziosa lezione di vita, ma, al contempo, di far scatenare gli ascoltatori con delle sonorità accattivanti. Provare per credere.