Abbiamo avuto il piacere di parlare con Ivan Francesco Ballerini, noto cantautore toscano, sull'esperienza del Tour Music Fest, le sue riflessioni sulla musica contemporanea e il ruolo dei chitarristi. Un dialogo in cui emerge la sua costante ricerca di libertà espressiva e autenticità.
Benvenuto a Ivan Francesco Ballerini. Innanzi tutto le chiedo: come è stata l’esperienza del Tour Music Fest?
E’ stata molto positiva; sono arrivato in finale sia nel 2022 sia nel 2023 ed è stata molto bella perchè c’è stato il confronto con altri modi di scrivere e altri modi di interpretare la musica e quello è sempre utile per non restare mai chiusi in un ambito troppo circoscritto.
Non è dunque il format televisivo a cui siamo abituati…
No, assolutamente; Tour Music Fest contiene ancora molta poesia; è una sorta di fabbrica dei sogni.
Ci racconta il brano con cui si è presentato?
Il brano è “Volare libero”, che è inserito nell’album “Ancora Libero”. E’ la trasposizione scritta di un sogno dove io ho immaginato di volare. In questo volo ho inserito anche un ricordo di mia madre; quindi è particolarmente significativo a livello personale.
Secondo lei oggi, oltre a volare liberi nella musica, si può anche cantare liberi o ci sono ancora dei vincoli?
Si deve assolutamente cantare liberi. Oggi poi c’è molta libertà nella musica; basti pensare a quante parole volgari sentiamo nelle canzoni; quindi c’è sicuramente molta libertà. Se manca quella, non c’è più arte. Personalmente, preferisco un modo molto più classico e penso che sia corretto per esprimere concetti come amore, sentimenti, viaggi e ricordi; ma la libertà di espressione non deve mai essere vincolata a regole.
Rimanendo sulle manifestazioni canore come ha visto cambiare Sanremo?
Oggi, rispetto al passato, posso dire di non trovare molta coerenza tra ciò che succede sul palco e su quanto accade dopo. C’è una sorta di disconnessione fra le persone e il Festival. E' uno spettacolo, un modo di proporre la musica che non mi rispecchia appieno.
Come si è evoluto il cantautorato fra vecchie e nuove generazioni?
Molti ragazzi giovani che ho sentito io sono cantanti. A livello tecnico, sono preparatissimi e, a volte, questo va a discapito della parte testuale. Trovo che oggi, rispetto agli artisti della mia generazione, si sia impoverito il linguaggio, a parte alcuni casi.
A proposito di scrittura, in questi anni abbiamo visto l'ascesa delle intelligenze artificiali. Che peso pensa possano avere nella musica?
Penso che l’intelligenza artificiale farà musica per conto proprio e tantissimi musicisti si dovranno misurare con qualcosa di enorme. Abbiamo partorito un figlio che poi viaggerà con le sue gambe senza aver bisogno di noi.
Sull’autonomia della tecnologia dall’uomo lei ha scritto una canzone. Da dove le è arrivata?
“Cuore di metallo” è una canzone che parla di un bambino che sognava di diventare ingegnere per costruire un robot che gli facesse compagnia durante le ore in cui era solo. Qui torna il concetto che saremo sostituiti da qualcosa che abbiamo costruito noi e, alla fine, forse sembrerà quasi migliore.
Lei si sente cambiato da quando ha iniziato a fare musica?
Io ho iniziato a 52 anni e i miei pensieri erano già delineati. Il mio modo di esprimermi non è cambiato molto e non mi ha cambiato particolarmente; cerco sempre comunque di affinare il tiro e sperimentare soluzioni differenti.
Lei è conosciuto per i testi ricercati e profondi che lasciano intuire quanto abbia spaziato nella composizione. Per la musica, invece, le chiedo: come ha costruito il suo fraseggio musicale e quanto si discosta dalla mera tecnica?
Io scrivo con la chitarra in mano; l’emozione e l’ispirazione nascono proprio da quel contatto, da quell’abbraccio. Il mio linguaggio è frutto di una continua sperimentazione, proprio per il rapporto che ho con il mio strumento; scrivendo in quel modo non si sa mai dove si va a finire.
Parlando del suo strumento, mi dice tre nomi internazionali che oggi potrebbero fare scuola a livello chitarristico?
Tommy Emmanuel, per sua tecnica impeccabile, è un'ispirazione per i chitarristi in tutto il mondo. La sua capacità di combinare ritmo, melodia e armonia in modo fluido e virtuosistico è semplicemente straordinaria. Inoltre, la sua versatilità musicale spazia attraverso una vasta gamma di generi, dimostrando una profonda comprensione e padronanza della musica.
David Gilmour è un maestro nell'uso dell'espressione emotiva attraverso la chitarra, trasmettendo sensazioni profonde e coinvolgenti con ogni nota che suona. La sua capacità di creare atmosfere ricche e suggestive, attraverso l'uso magistrale di riverberi e bend, lo rende un vero artista della sonorità.
Ritchie Blackmore è stato un vero pioniere nel definire il suono e lo stile. La sua capacità di creare melodie iconiche e di improvvisare sul palco lo ha reso una figura leggendaria nell'ambito della musica. Inoltre, la sua influente carriera con band come i Deep Purple e i Rainbow ha dimostrato una versatilità eccezionale.
Se oggi dovesse scrivere per qualcuno chi sarebbe?
Mi piacerebbe scrivere per De Gregori; è’ un artista che ho sempre apprezzato molto.
Lei pensa che la musica oggi abbia un destino in progressione o è già stato fatto tutto?
Quando ascoltavamo la musica di Claudio Villa negli anni ‘50, sembrava che la musica fosse solo quella. Poi sono arrivati quattro ragazzi dall'Inghilterra (i Beatles) e hanno sconvolto l’assetto mondiale della musica. Magari domani arriveranno altri ragazzi che sconvolgeranno di nuovo tutto.
Cosa si dirà in futuro di Ivan Francesco Ballerini?
Spero si potrà dire che ha messo molto cuore in ciò che ha fatto, cercando di rappresentare il mondo secondo una visione classica.