Si intitola "Come plastica in mare" il nuovo singolo del cantautore toscano Matteo Carmignani, che sta ultimando i lavori per il prossimo album, "La Certezza e l'Illusione". Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Puoi condividere qualche dettaglio sul processo di scrittura e composizione di "Come Plastica in Mare"?
La canzone l’ho scritta poco dopo l’uscita del mio primo disco ed è stato uno di quei brani che sono riuscito a visualizzare a livello di scrittura e sonorità quasi immediatamente. Non è stato così per tutti gli altri brani, che hanno avuto bisogno di tempi e variazioni diverse, consumate a più riprese. Il testo è uscito quasi di getto, almeno nella prima parte e la frase “come plastica in mare” è venuta da sola. Ho registrato voce e chitarra e poi in momenti diversi ho iniziato a lavorarci sopra, abbozzando la sezione ritmica e costruendoci gli archi. In studio con Fabrizio Simoncioni abbiamo registrato la batteria suonata da Fabrizio Morganti e lavorato sul mix delle altre tracce. Il master è stato curato da Giovanni Versari.
Come si collega "Come Plastica in Mare" al tuo prossimo album, "La Certezza e l'Illusione"?
“Come plastica in mare” è un brano che per certe sonorità, scrittura e costruzione ritmica appartiene al mondo sonoro del disco precedente. Ci tenevo a farlo uscire come primo singolo sia per continuità e coerenza con il disco precedente, che per il tema che affronta, il bisogno di pareggiare i conti con la vita prima di andarsene per sempre. Affronta un tema comune a tutte le altre canzoni del nuovo disco, il senso del tempo che corre ed il nostro dibattersi, tra l’inseguirlo e il cercare di riconoscercisi dentro.
Qual è il significato simbolico della metafora della plastica in mare all'interno della tua canzone?
L’immagine che scaturisce dalla frase “Come plastica in mare”, che ho poi scelto come titolo del brano, ha avuto un grande impatto visivo nel mio immaginario del testo. L’abbandono come l’inevitabile istante dell’essere soli di fronte alla fine della vita, vivendo il concetto dell’abbandonarsi e del lasciarsi andare insieme alla consapevolezza di essere anche noi stessi ad abbandonare questa vita. Nonostante la drammaticità del momento, per me è un messaggio di speranza dettato dal bisogno di vivere la vita con l’intento di lasciare un pezzo di noi nel cuore e nell’anima di chi ci è accanto. L’immaginare la plastica in mare è semplicemente vedere un corpo abbandonato all’infinito che se ne va ma che poi alla fine resta per sempre.
Cosa ti ha spinto a scegliere questo singolo come anticipo per il tuo prossimo album?
Come dicevo prima, è un brano che ha forti componenti musicali legate al mondo sonoro del disco precedente e l’ho visto come un brano che poteva veicolare la mia evoluzione musicale partendo appunto da ciò che conoscevo e che potesse essere riconducibile alla mia musicalità, anche se poi il disco si allargherà anche verso forme musicali diverse.
Come descriveresti lo stile musicale e l'atmosfera di "Come Plastica in Mare" rispetto ai tuoi lavori precedenti?
È sicuramente coerente e figlio dell’evoluzione del mio percorso di scrittura cantautorale. Non sono un chitarrista, per me la chitarra è uno strumento di scrittura e l’ho sempre usata per scrivere. Ogni canzone che ho scritto è nata voce e chitarra, ho provato ad usare anche il piano ma la chitarra la sento addosso, come il profumo della carta quando leggi un libro.
In alcuni brani del nuovo disco, la chitarra resta in primo piano, proprio come in “Come plastica in mare” mentre in altri la nascondo o la elimino del tutto, lasciando spazio ad altri strumenti o arrangiamenti specifici che ho cercato per descrivere mondi sonori diversi.
Qual è stata la parte più gratificante di lavorare su questa canzone in particolare?
La fase finale di mix in studio da Fabrizio Simoncioni, perché è stata la conferma del lavoro fatto durante la preproduzione nel mio piccolo studio di casa. Il brano era pronto ormai da oltre un anno e ne conoscevo ogni sfumatura, ogni dinamica di ingresso e di presenza dei vari strumenti. E’ stato un processo lento che ho curato direi in maniera maniacale per tutti i brani del disco.