“Just the Four of Us è una canzone pop dalle influenze soul, R’n’b e country e dalle sonorità anni ’90, che parla di amicizie a distanza nate durante il periodo Erasmus, che si rincorrono per l’Europa, superando i confini del tempo e dello spazio.” Sara Curly
Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: “Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua di musica?
Credo che in generale il mondo della musica si divida in chi la fa principalmente per vendere un prodotto e chi la fa come espressione dell’anima o perché ha bisogno di dire qualcosa, a prescindere da come un certo brano “performerà”. Io mi sento di appartenere più alla seconda categoria, ma sono consapevole che una canzone, una volta che viene pubblicata, non è più solo di chi la scrive, perciò, per rispondere alla domanda, mi piacerebbe che la mia musica possa essere ascoltata oggi come fra dieci anni, a prescindere dalle tendenze del momento.
Ad avere la possibilità di aprire un concerto in uno stadio di un big della musica, affrontandone il pubblico con la tua musica, chi sceglieresti? E perché?
Di solito preferisco artisti (e concerti) con un pubblico più raccolto e intimo rispetto a quello degli stadi, ma se dovessi sceglierne uno che riempie gli stadi forse direi Alicia Keys, perché è un’artista che stimo molto, super musicista e soprattutto che vive la musica in modo viscerale, che è un aspetto che valorizzo molto nella musica.
Quali sono i tuoi piani più immediati?
Oltre ad avere in programma qualche piccolo concerto e intervista per promuovere il mio EP “About Time”, sto già lavorando alle prossime canzoni, qualcosa uscirà già con l’anno nuovo e per il resto, tempo al tempo!
Quanto è importante per te internet nell’ambito musicale? Si rimpiange il passato in cui i social e selfie erano solo utopia o, meglio, proiettarsi verso il futuro abbracciando le nuove, seppur fredde, forme di comunicazione?
Credo che, come in molte cose, Internet abbia portato tanti vantaggi come svantaggi. Per quanto mi riguarda, avendo vissuto la musica come artista emergente nell’epoca dei social, posso dire che purtroppo o per fortuna queste piattaforme hanno un ruolo centrale. Da un lato sembra che, se qualcosa non sia sul tuo feed, non sia mai successo, dall’altro è pur vero che servono a metterci in contatto e a proporci a realtà che potrebbero interessarci e farci crescere; perciò, credo sia importante farne buon uso senza ossessionarsi.
Come nasce un tuo brano di solito?
Ecco, per quanto riguarda il mio processo creativo invece ho un approccio molto “analogico”, nel senso che per il 90% i miei brani nascono abbracciata alla mia chitarra, o comunque partendo da una nota sul telefono, che poi prende forma sullo strumento, e non su una DAW. Un po’ perché non sono troppo “sgamata” con plugin, virtual instrument, ecc, un po’ perché sono un’eterna romantica e malinconica, e come mi ispirano le corde di una chitarra, non ce n’è!
C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà componi e canti?
Questa è una grande domanda, nel senso che effettivamente una differenza c’è. Da che sono bambina ho registrato un sacco di ascolti diversi, fra artisti, generi, mood, ecc. Negli ultimi anni mi sono avvicinata sempre di più all’R’n’b, ma credo che il genere che faccio sia un grande mix di tutto quello che ho assorbito, anche senza che io ne sia consapevole. In generale, mi definisco pop-soul, anche proprio per il significato e l’intenzione del “soul”, perché vivo la musica in modo molto sentito e intenso.
Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?
Vorrei ringraziare prima di tutto i miei compagni musicisti che mi hanno supportato e aiutato a realizzare il mio EP “About Time” e poi ovviamente tutte le persone che mi ascoltano e supportano quello che faccio!