Raphael

Intervista a Raphael sul nuovo disco di inediti "Time Out"

È già disponibile sulle piattaforme digitali “TIME OUT” (Bizzarri Prod/Believe), il nuovo album di RAPHAEL. Il disco, il primo cantato interamente in italiano, è prodotto da Bizzarri e SenzaDubbi. Ecco cosa ci ha raccontato l'artista in merito alla nuova uscita.

Ciao Raphael. Prima di introdurre la tua nuova uscita vuoi dirci qualcosa di te che ancora non sappiamo?
Ciao ! Cosa posso dire… mi piacciono i libri, film e le serie fantasy. Ascolto un sacco di musica degli anni ’30 e ’40. Mi piace un sacco la cucina di pesce, sushi compreso. A colazione rigorosamente focaccia e caffè. Prima di buttarmi a capofitto nella musica il mio sogno era di diventare calciatore, infatti ho giocato a livello agonistico dagli 8 ai 16 anni, quando ho iniziato a cantare. Sono tifoso del Milan.

Come mai la scelta del titolo “Time Out” per il tuo nuovo album?
La maggior parte dei brani sono stati concepiti durante il lockdown, un momento assurdo nella vita di ognuno dove davvero il mondo è come se fosse andato “in pausa”. Personalmente ne ho approfittato per prendermi cura di me ed analizzare la mia vita a fondo. Nel disco c’è molto di personale: affetti, paure, speranze e sogni, realizzati ed infranti. In più con questo album mi prendo di fatto una pausa dallo stile e la lingua che hanno contraddistinto il mio lavoro in questi venti anni, ovvero reggae in inglese. Per cui TIME OUT calza a pennello.

Quali sensazioni pensi possa regalare questo disco a chi lo ascolta?
Ho messo insieme tante suggestioni di infanzia, influenze della musica che ascoltavo da bambino negli anni ’90. Ero davvero onnivoro, ascoltavo da Bob Marley a Michael Jackson passando per Venditti, Pino Daniele e Barry White. Penso che molti della mia generazione si riconosceranno in questi suoni seppur miscelati con quelli più attuali. Per quanto riguarda le tematiche, sono storie che tanti giovani uomini e donne credo sentiranno sulla loro pelle…

Quando scrivi un nuovo pezzo cosa ti ispira?
A volte una canzone nasce da un giro di accordi a cui poi aggiungo una melodia vocale, e successivamente scrivo le parole. A volte il contrario, parto da una frase che non riesco a togliermi dalla testa e la incastro in una melodia canticchiando, poi butto giù gli accordi di chitarra e imbastisco. Quello che rende secondo me speciale le canzoni è l’interazione e l’apporto dei musicisti che vi partecipano, sia in fase di pre-produzione che in quella finale. Ciò che ispira i testi invece, è la vita di tutti i giorni.

Qual è stata la prima canzone che hai cantato davanti a un pubblico, quella che ti è rimasta nel cuore?“Vasco"“ di Jovanotti. Non avevo ancora 4 anni e salutavo i compagni della scuola materna con un concerto improvvisato, in piedi su un banco, prima di andare a trascorrere un lungo periodo a Londra con la mia famiglia presso uno zio. Direi che è classificabile come il primo live !

In questo momento in Italia quello del cantautorato è un movimento davvero molto ampio, in termini ‘commerciali’ si potrebbe dire che c’è tantissima offerta. Tu dove ti collochi? Quali sono i tuoi punti di riferimento?
Sicuramente è un momento molto fervido, sì. I miei punti di riferimento? Chi canta con l’anima e il cuore, al di là dei diversi stili. Da bambino "Onde" di Alex Baroni mi dava tante emozioni, il sound dei Sottotono mi attirava come una calamita, poi ero adolescente quando Tiziano Ferro riproponeva dell’R&B con "Xdono". Oggi ascolto ed apprezzo anche la nuova scuola, ad esempio su Genova trovo che Izi sia un grande artista. Dove mi colloco, arrivando da 20 anni di underground? Bella domanda!

Cosa dobbiamo aspettarci da Raphael in futuro? Porterai in giro “Time Out”? Non vediamo l’ora di ritrovarti su qualche palco.
Sicuramente preparareremo con la band uno spettacolo coi fiocchi per portare in giro al meglio TIME OUT … Ci vediamo presto !

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