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Inigo ci porta nella sua Chinaski

Inigo Chinaski, artista dal talento poliedrico, ha mostrato una costante voglia di esplorare territori musicali nuovi nel corso della sua carriera. Rispetto ai suoi brani precedenti, non si può necessariamente parlare di un'evoluzione, ma piuttosto di una volontà di camminare per strade inesplorate. Avevamo già parlato di Inigo con la su Estate del 96, un capolavoro. Ora è tornato con un nuovo brano più moderno ma con il classico taglio alla Inigo. Ti sputa la sua verità in faccia e lo fa senza paura.  Siamo felici questa volta di averlo intervistato direttamente, la musica italiana ha bisogno di artisti così.

La scrittura di "Chinaski" è un vero capolavoro, con parole che dipingono immagini vivide e evocative nella mente dell'ascoltatore. Inigo Chinaski dimostra una maestria nel creare atmosfere suggestive, come se stessimo assistendo a una scena di un film che si svolge davanti ai nostri occhi. Le sue parole sono intrise di significato e toccano le corde più profonde dell'esperienza umana.

La melodia del brano è coinvolgente e avvolgente, creando un'atmosfera intima e personale. La combinazione tra la chitarra e la voce di Inigo è semplicemente perfetta, creando un equilibrio armonico che fa vibrare le corde dell'anima. La produzione attenta e curata dà un tocco contemporaneo al brano, senza però snaturarne l'autenticità e la bellezza.

"Chinaski" non è solo una canzone, è un viaggio emotivo che ci trascina in un turbine di emozioni. L'artista è abile nel trasmettere una gamma di sentimenti, dalle mancanze al desiderio di esorcizzarle. Lasciandosi trasportare dalle parole e dalla melodia, l'ascoltatore si immerge in un mare di emozioni, consentendo al brano di toccare le corde più profonde del cuore.

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Come descriveresti l'evoluzione del tuo stile musicale rispetto ai tuoi brani precedenti? C'è un cambiamento particolare che hai voluto esplorare con "Chinaski"?

Non so se chiamarla evoluzione, a me più che altro piace talvolta esplorare territori nuovi, come quando cammini per una città che non conosci e ti avventuri tra i vicoli, è molto probabile che poco dopo ti ritrovi al punto di partenza ma intanto hai visto cose nuove. Nello specifico in questo pezzo abbiamo provato a portare il mio cantautorato in un territorio più attuale, ma magari, come ti ho appena detto, è solo un giro tra i vicoli.

Quali sono stati i brani precedenti che hanno avuto maggior successo?

Se parliamo di numeri sicuramente Brandon Lee e L’estate del ’96, ma su pezzi come Dio esiste e Lucio ho avuto ottimi riscontri e persino un brano contenuto in “Terzo disco d’esordio” (La mia porzione d’umiltà) ha avuto un rilancio nell’ultimo anno fino a superare i 30.000 ascolti su Spotify.

Ci sono dei temi ricorrenti o un filo conduttore che collega i tuoi brani precedenti?

Brandon Lee e L’estate del ’96 hanno in comune il tema della nostalgia, sono canzoni quasi gemelle, Chinaski ha qualcosa di Lucio ma in generale quando scrivo una canzone non faccio caso a eventuali richiami ad altri brani, probabilmente ci sono semplicemente delle cose che bussano più di altre alla porta dell’ispirazione.

Qual è stata la reazione dei tuoi fan ai tuoi brani precedenti? Hai ricevuto dei feedback che ti hanno influenzato nella creazione di nuovi brani?

Più che fans i miei seguaci li reputo amici, anche quelli che non ho mai incontrato, a scrivermi non sono in tanti e questo mi permette di avere con loro un dialogo costante. Mi piace sapere cosa gli piace tanto e cosa meno, a volte creo sondaggi su Instagram per avere dei feedback, ma è solo curiosità, non ho mai cercato di replicare una canzone solo perché ha avuto più consensi e non credo di farlo in futuro.

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Puoi condividere qualche dettaglio sul processo creativo dei tuoi brani precedenti? Quali sono state le tue fonti di ispirazione e cosa ti ha spinto a scrivere quelle canzoni?

Il processo creativo è grosso modo sempre lo stesso: io con la chitarra in mano che abbozzo sulla memoria del telefono parole e melodie. Certe canzoni nascono in pochi minuti, altre ci mettono mesi perché magari c’è sempre un qualcosa che manca. Quando sono sicuro del brano chitarra e voce inizio a confrontarmi con i miei collaboratori e insieme decidiamo che strada prendere in fase di produzione.