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L'artista Simone Maccabiani si racconta tra presente e futuro immerso nella natura

L’artista bresciano esce con il suo singolo ammonendo l’umanità e ricordando che maltrattando la natura si potrebbe rischiare di incappare in delle conseguenze irreparabili. Tema d’attualità per un brano rockeggiante con melodie italiane orecchiabili e ben costruite. Una semplicità mai banale che trasuda passione e umiltà con grande professionalità. Ottimo inizio per Simone Maccabiani nel suo esordio discografico e nell’attesa di un suo secondo singolo, andiamo a scoprire curiosità e sogni che legano l’artista al suo futuro.

Con questa canzone hai affrontato il tema del cambiamento climatico, spronando l’ascoltatore a fare qualcosa in maniera concreta. Immagino sia una tematica a te preziosa. Cosa faresti se avessi la possibilità di cambiare davvero le cose? Ti fermeresti solo alla musica?

È un tema molto caro a me, in quanto l’ambiente e le sue meraviglie sono un patrimonio che non smetto mai di apprezzare. A fronte di questo partecipo con molta convinzione nel mio comune ad un’iniziativa di raccolta rifiuti, ci si dà una mano assieme in un gruppo di persone e si tiene pulito il paese, iniziativa faticosa, ma molto bella e costruttiva. È premiare le nostre azioni perché viviamo in un mondo più pulito e valorizziamo il territorio. Se potessi un giorno poter fare qualcosa non mi fermerei solo alla musica e alle parole, tutto nasce perché attorno a me vedo troppe cose che preoccupano e fanno male all’ambiente. Sarei a favore per avere acque meno inquinate dove ci sono sempre molti meno pesci, sarei a favore di zone più alberate e ricche di verde che aiuterebbero a vivere meglio, vedrei se si può fare qualcosa per soccorrere quegli animali che stanno soffrendo il cambiamento e stanno perdendo il loro habitat. Certo, gli stravolgimenti sono fuori dalla nostra portata, ma una mano all’ambiente per quanto mi è possibile non me la toglierebbe nessuno, nel mio piccolo lo faccio già oggi.

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Un sound fresco e orecchiabile dalle tinte rockeggianti. Quali sono i tuoi riferimenti artistici? Hai un artista o una band da cui attingi ispirazione?

Io ho sempre avuto come riferimento i grandissimi Pooh, ho iniziato a suonare, cantare e scrivere ascoltando le loro canzoni da bambino. Quando ascoltai “Dimmi di sì”, un loro singolo nel 1999, mi innamorai subito della musica: sono stati la mia più grande ispirazione musicale. Sono stato affascinato moltissimo e lo sono tutt’ora anche dai grandissimi artisti del rock AOR/ melodico anni 80 e 90.

“Cambiamento climatico” è attualmente in promozione nazionale e passa su alcune radio in giro nella penisola. È la tua prima volta in campo discografico o avevi già avuto altre esperienze? E cosa ti aspetti da questa avventura?

Ho già avuto delle esperienze in passato come autore e compositore per un editore, poi con “Cambiamento climatico” ho deciso che volevo vivere anche l’esperienza di dare io voce alle mie canzoni; era un passo che sognavo da tanto tempo di fare. Da questa avventura mi aspetto solo una cosa: che chi ascolterà il mio singolo possa affezionarsi al mio modo di essere e di fare musica e decida di seguirmi nello sviluppo del mio percorso artistico, che le emozioni che provo io per le mie canzoni le possa trasmettere agli altri… è il traguardo più grande per un artista.

Cederesti alle mode del momento per cercare di scalare le classifiche o rimarresti fedele a te stesso continuando con questo bel pop-rock?

Credo che questo singolo sia nato dopo la centesima volta che scrivevo una bozza e dopo 10 anni di sperimentazioni varie, davanti a tutta questa dedizione per riuscirci, credo che sia giusto seguire ancora me stesso e il percorso che ho cominciato con il pop rock. Sento che è la mia essenza, mi identifico meglio in ciò, senza nulla togliere alla moda che apprezzo molto, però come stile personale mi vedo un po’ troppo lontano dalle tendenze del momento, è un incontro che non potrà mai esserci.

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Cosa è per te la composizione? Quando hai capito che avevi bisogno di scrivere musica e cantarla per esprimere ciò che avevi dentro la tua anima? Raccontaci un po’ di te.

Per me la composizione è dare voce alla propria anima, parlare di sentimenti, emozioni, situazioni, riflessioni con l’energia che arriva da dentro, raccontare agli altri quello che hai dentro con il linguaggio musicale, vocale e delle parole. Ancora una volta devo tornare a parlare dei Pooh. Negli anni 2000 ero appeso a un filo, c’erano bruttissime vicende in famiglia e con la loro musica mi riempivano di emozioni le giornate più tristi. Poi nel 2010 uscivo fuori dal periodo più sofferto di tutta la mia vita, ero vuoto, senza più sogni e desideri, la vita mi aveva messo davanti ad un cambiamento che mi ha segnato per sempre e proprio in quei tempi usciva la collezione definitiva dei Pooh e così con quel lampo di gioia per la notizia mi sono fatto convincere a ricomporla tutta, disco dopo disco è stata una riscoperta e rincorsa che mi ha rimesso nelle vene il battito della musica. Da quei tempi in poi tutto quel dolore ho provato a convertirlo in energia per rincorrere i miei sogni.