Fuori da giovedì 24 novembre 2022 One More il nuovo EP della Black Out Band, registrato e prodotto da Christopher Bacco di Studio 2. A distanza di tre anni dall’ultimo disco e dopo un’attenta ricerca musicale, la band ci regala una raccolta di quattro tracce provenienti da universi sonori diversi ma strettamente interconnessi.
Partiamo dalle presentazioni: chi sono i ragazzi della Black Out Band e come si sono incontrati?
La Black Out Band è un trio formatosi nel 2015 da Edoardo (chitarra voce e armonica), Sebastiano (batteria e voce) e Giacomo (tastiere e piano bass). Io (Edoardo) e Sebastiano ci conosciamo da quando eravamo bambini, e Giacomo è mio fratello. Abbiamo fatto insieme le scuole dell’infanzia, abbiamo suonato insieme durante l’adolescenza in diverse band. Direi che non ci siamo mai incontrati, o almeno non abbiamo memoria di ciò, perché siamo letteralmente cresciuti insieme. La Black Out Band è la nostra famiglia.
Parlateci un po’ del vostro background musicale: che tipo di formazione avete avuto e quali sono gli artisti che vi hanno influenzato?
Io (Edoardo) e mio fratello Giacomo attualmente studiamo al conservatorio e cerchiamo sempre di portare qualcosa dei nostri studi all’interno dei brani che scriviamo. Sebastiano ha invece una sconfinata conoscenza nell’ambito della musica rock e tutto ciò che ci gira attorno. Spesso è lui a capire, una volta iniziato un brano nuovo, quale dovrà essere la direzione musicale, la “pasta” sonora che quel brano dovrà avere una volta completato. Al di là di questo, il tipo di formazione volutamente priva di basso, ma con una presenza massiccia delle tastiere, ci ha spinto, soprattutto agli inizi, a portare l’essenza del sound dei The Doors all’interno dei nostri arrangiamenti e brani originali. Sicuramente non sono l’unica band che ci ha ispirato. Tutt’ora quando scriviamo cerchiamo di “rubare” ai nostri miti qualche segreto della loro musica: ci ispiriamo ai Pink Floyd per la gestione impeccabile delle parti dei vari strumenti, così pulita e ariosa ma allo stesso tempo ritmica e definita; ci ispiriamo ai miti del blues, da John Lee Hooker a Muddy Waters per la loro capacità di tirare fuori il suono della loro anima attraverso la voce e la loro chitarra. Ci ispiriamo a colonne sonore di film e serie in streaming per creare delle ambientazioni sonore e “visive” che vadano oltre l’aspetto uditivo.
Qual è il messaggio che volete lasciare con il vostro album “One More”?
“One more” per noi rappresenta un viaggio attraverso quattro universi sonori e tematici differenti. Ogni brano è una storia, ogni brano percorre una sua strada. E proprio di strada parliamo, soprattutto nel brano di chiusura “The Road is You”, che racconta di una persona che dopo un difficile momento della sua vita decide di rialzarsi, purificarsi e ripartire, costruendo la propria strada. Il titolo “One More” (ripetuto più volte dal coro nel primo brano, “And Mist Comes Again”) lascia un messaggio di speranza: c’è sempre qualcosa in più, c’è sempre una possibilità di risolvere i problemi, di uscire dal buio e tornare a respirare, c’è sempre una strada in più che possiamo costruire e percorrere per noi stessi.
Cosa potete raccontarci sulla scena musicale della vostra città e come vi inserite all’interno di essa?
Qui nel trevigiano nello specifico ci soni musicisti veramente fenomenali che spaziano dal cantautorato al rock fino alla techno: penso a Tony Gioia, As We Are, Leo Miglioranza, El Cuento de la Chica y la Tequila, Riff Green, Mala Tempora, Mattia Filippetto.
Ogni artista ha il suo sound, ognuno copre un suo stile identificativo e questo è bello e sano. Spesso ci si incontra e si condividono opinioni, idee ed anche musicisti e componenti delle varie band.
Qual è l’elemento che non dovrebbe mai mancare in un pezzo della Black Out Band?
Direi gli stacchi. Teniamo molto a giocare sul rapporto tra musica e silenzio. Quei momenti di pausa che arrivano inaspettatamente, magari all’apice di un ritornello, sono la nostra firma in molti brani. Per noi sono dei punti di sospensione che caricano e danno ancor più valore e potenza a tutto ciò che segue.
Quali saranno i prossimi step del vostro progetto?
Stiamo lavorando da molto tempo a un concept album, con delle composizioni più lunghe per un organico allargato, che forse comprenderà anche archi e fiati. Ci piace l’idea di comporre con un filo logico ben definito attraverso i testi, che possa lasciare in qualche modo un’impronta chiara nell’ascoltatore. Nell’immediato futuro abbiamo in mente di iscriverci a concorsi e contest. Confrontarsi con band e realtà diverse dalla nostra è il miglior modo per crescere artisticamente.
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