Godetevi questa succosa intervista che abbiamo realizzato per voi con Fahbro – Psalm Collective
1. Ciao FAHBRO, introduci te stesso e raccontaci del tuo percorso musicale.
Ciao a tutt*, è un piacere essere qui in vostra compagnia. Sono Fabrizio Fiorilli, Fahbro, molisano di nascita e radici, ma migrato a Bologna per necessità da quasi 8 anni. Appassionato di musica e di sound system sin dal teenaging, ho avuto un passato come promoter e MC degli Almighty Squad prima e Psalm Collective poi.
Successivamente ho deciso di intraprendere un percorso professionale di Bachelor of Arts in Commercial, che mi ha permesso di laurearmi nel 2016 in Scozia, apprendendo le sfumature del music business con l’ impronta pragmatica tipica del Regno Unito. Da Fahbro appassionato a quello “professionista”, nel 2015-2016 inizio a definirmi producer, seppur prima abbia sempre provato a produrre musica, ma spesso e volentieri con mediocri e scarsi risultati. Con il Footsteps of Madiba, brano prodotto da Psalm Collective, avviene il mio battesimo del fuoco come recording&mixing engineer, mettendomi in contatto con figure professionali e professioniste della reggae culture, quali Macka B, Paolo Baldini, Ras Tewelde. Da lì in poi ho deciso quale approccio produttivo avrei adottato, aggiustando il tiro ad ogni produzione che svolgevo. Il mio obiettivo è fare una produzione all’anno cercando di mantenere sempre un certo livello sonoro-musicale, ovviamente talune volte mi posso ritenere soddisfatto, altre no.
2. HEAVY ON MY HEAD, il tuo nuovo singolo, è frutto di un lavoro di ricerca in studio e di
coordinazione di un team variegato. Com’è nato il brano?
Ogni volta che decido di produrre un brano parto da una delle strumentali che ho creato e ho nel mio HD. Ho l’abitudine di catalogare le strumentali con un colore: rosso giallo verde in base all’ordine di gradimento e vibrazione che la strumentale mi fornisce all’ascolto o durante la pre-produzione. Rosso quelle che scarto a prescindere, ma mantengo perchè posso poi attingere per piccole idee di arrangement, di armoniche o melodiche o di sounds; giallo quelle che sono una via di mezzo; quelle verdi, invece, sono pronte per poi essere lavorate con il processo produttivo vero è proprio.
La strumentale di Heavy on My head era una traccia “gialla” che nel 2020, quando l’avevo buttata giù, non mi aveva convinto affatto. Poi l’ho riascolta e aggiustata appena chiusi la release Live Up Right (2021) perchè mi erano venute delle modifiche in mente su ritmo e basso. Subito mi è piaciuta ed ho deciso che impronta darle. Volevo registrare una batteria con un groove roots moderno e ho pensato a Pol (Tommaso Gieri), talentuoso drummer specializzato nel genere. Da lì è stato un lavoro di coordinamento continuo. Quasi sempre da remoto, Pol dall’altra parte d’Italia, Riccardo alle chitarre in Molise, Meekman in Francia e infine Brantley e gli Steel and Stone in Olanda. E’ stato molto “challenging” come dicono gli inglesi, ma mi ha soddisfatto in toto, prima, durante e dopo.
3. Il brano è definito stilisticamente come vicino alle sonorità Reggae Revival. Ci aiuti a
comprendere meglio questa tua definizione? Ci indichi qualche artista di riferimento da ascoltare?
Non sono mai stato in Jamaica, quindi mi sembra pretenzioso e presuntuoso decifrare quanto avvenuto a migliaia di km dalla mia realtà, ma posso provare a darvi l’interpretazione mia personale, in base a quanto letto e sentito chi ha toccato con mano quella realtà. Il Reggae Revival è un movimento nato grazie ad una nuova generazioni di artisti che riscopre la consapevolezza e il risveglio dello Spirito, tipica del reggae roots, traslandola ai tempi moderni. La consapevolezza dei testi rimane il focus, ma i ritmi si aprono a nuove influenze. Non solo roots classico, o one drop, ma anche beat dancehall, o praticamente hip hop. Protoje e Chronix sono sicuramente i nomi protagonisti della prima ondata di revival.
Poi arrivano anche Kelissa, Addis Pablo, Kabaka Pyramid, Jah 9, Xana Romeo, Yaadcore, Raging Fyah, Dutty Bookman ecc. Contemporaneamente, più o meno in Jamaica intorno al 2010, nella yard casalinga sulle colline intorno Kingston di Gabre Selassie, il Kingston Dub Club (KDC) sul suo Rockers Sound Station diventa la meta perfetta di questo movimento. Seppur il KDC risulta attivo già nel 2002, quello che all’inizio era un party casalingo riservato e dalla scarsa affluenza, nel 2010 diventa il punto di riferimento di Kingston. Passano per la casa di Gabre tutti gli artisti, vecchi e nuovi, diventa la session di riferimento per tutti i cantanti Reggae e Dub, vecchi e nuovi talenti performano sul sound system come si faceva negli anni passati. Il Reggae Revival prima che un genere è stato un movimento, prima che un movimento è stata una visione. Proprio come in tutti gli avvenimenti epocali ci sono le congiunzioni astrali perfette.
Uniami i puntini: Il KDC, il ritorno del sound system, il roots, il reggae, il dub, le nuove influenze oltre isola e le nuove leve di talento, oltre ai su citati, Kelissa, Addis Pablo, Kabaka Pyramid, Jah 9, Xana Romeo, Yaadcore, Raging Fyah, Dutty Bookman ecc.
4. Se dovessi nominare 5 produttori che ti hanno influenzato durante il tuo percorso artistico, chi menzioneresti?
Nonostante sia un super appassionato di reggae, ovviamente non è l’unica musica che ascolto, anzi. Amo molto spaziare e ampliare i miei orizzonti per apprendere nuove teniche, nuovi approcci e nuove sonorità, nuovi spunti creativi. Se a bruciapelo mi chiedi chi sia il produttore migliore per me è Rick Rubin. Per quello che ha fatto e l’influenza che la sua musica ha avuto negli ultimi 30 anni su tutto il mondo musicale. Semplicemente assurdo.
Poi non posso non citare mr Quincy Jones, Michael Jackson, Aretha Franklin, Miles Davis, solo qualche nome per citare alcuni artisti prodotti. Tornando in Jamaica, voglio citare un produttore meno “conosciuto” dai più, Leslie Kong e la sua label Beverly’s ha cambiato il volto dello ska-reggae in soli 10 anni di attività, grazie a Jimmy Cliff, il primissimo Marley, poi Desmond Dekker, The Maytals.
Ma più che grandi nomi di riferimento, che sono un pò come la stella in cielo che osservi ma non puoi toccare, preferisco avere degli esempi vicini, concreti a cui bussare la porta e rompere le scatole. Li definisco i miei mentori e i miei “testers” preferiti. Sono Paolo Baldini e Dj Afghan, i quali ogni volta che completo una produzione o sono in fase di completamento, chiamo e disturbo per avere un feedback da loro. Sono sempre sinceri, riescono sempre a toccare i punti giusti e farmi le critiche giuste per comprendere quale direzione prendere. Come il prof che fa la revisione prima della pubblicazione di un libro. Per me loro sono i miei professori. E gliene sono grato, anche se non sempre a loro credo faccia piacere avendo due belle vite incasinate (Lol).
5. Ultima domanda: quali sono i tuoi prossimi progetti musicali?
Al momento sono in fase di completamente alcune preproduzioni con un altro artista internazionale che stimo, sempre in ambito reggae, e sto completando le registrazioni con alcuni musicisti di un brano strumentale singolo, ma forse con uno stile moderno tra il jazz e l’hip hop. Vedremo se questo 2023 porterà buoni frutti, ma materiale grezzo su cui lavorare lo abbiamo. Grazie per lo spazio e il tempo dedicatomi. Un abbraccio forte a tutt* voi, speriamo di risentirci presto con altra musica.
FAHBRO, grazie per le tue risposte e in bocca al lupo per il tuo nuovo singolo ‘HEAVY ON MY HEAD’.
Link Spotify: https://open.spotify.com/album/3YEZiTUIBShU1lW3ZyZaKZ?si=_hW4AH5yRAqdfL7haPUCyg