Van Dyne

Intervista con i Van Dyne

Uscito giovedì 28 aprile 2022 “Luna Park“, il singolo di debutto del progetto Van Dyne e primo capitolo di un disco di prossima pubblicazione.

Non potevamo che chiedergli qualcosa in più.

Che cosa significa avviare un progetto musicale nel 2022? Quali altri aspetti extramusicali bisogna tenere in considerazione?

Oggi viviamo in un mondo che ci sommerge di stimoli di ogni genere e selezionare quelli a cui vogliamo dare attenzione a volte diventa molto difficile. Riuscire a dargli poi effettivamente attenzione è ancora un altro passo in più da fare. Questo si riflette in pieno anche nel mondo dell’arte e quindi della musica, ciò vuol dire che per far arrivare il proprio messaggio dall’altra parte bisogna puntare molto sulla comunicazione. Se fino a quindici o venti anni fa la comunicazione era affidata quasi esclusivamente alla forza espressiva del mezzo artistico, oggi bisogna fare molto di più e affidare il primo livello di comunicazione a piattaforme intermedie, ovvero i social e i media in generale. Questo significa che il lavoro dell’artista oggi si è praticamente quasi raddoppiato perché la creazione di contenuti “extra-musicali” molto spesso parte dall’artista stesso o comunque viene vagliata dal suo giudizio in modo da poter creare qualcosa di artisticamente e stilisticamente coerente con il proprio lavoro.

Che influenza ha la letteratura sulla vostra ispirazione? E quali altre arti riescono ad affascinarvi?

La letteratura è sicuramente una grossa fonte di ispirazione, siamo tutti dei grandi lettori e non a caso il nome Van Dyne è saltato fuori da un romanzo di David Foster Wallace. Nel nostro caso però penso che sia il cinema, oltre ovviamente alla musica stessa, la forma d’arte che ci influenzi maggiormente nella scrittura dei brani. Il cinema, a differenza della letteratura, ha insito in sé una forma di immediatezza sensoriale e potenza comunicativa molto vicina alla nostra idea di musica. A volte capita di sentire dei brani o anche semplicemente dei suoni dentro un film dal quale poi si generano delle idee, o molto più spesso sono le immagini stesse ad imprimersi nella mente e a prendere vita sotto forma di suoni.

Come avviene il vostro incontro? E quando avete capito che sareste diventati una band?

Lillo e Paolo hanno suonato insieme per circa quindici anni in altri progetti musicali e i Van Dyne sono un po’ il frutto di questa lunga collaborazione artistica. Essendo però il progetto orientato in una direzione chiaramente pop, con la necessità di un organico strumentale più ampio, è stato naturale coinvolgere altre persone per arricchire il suono live. Così sono arrivati Nicola Benetti, anche lui vecchia conoscenza in campo musicale, e Carlo Marrone, polistrumentista da anni attivo nella scena sperimentale/elettronica bolognese.

Avete già avuto modo di suonare “Luna Park” dal vivo? Com’è andata o come vi aspettate che suoni?

Non esattamente dal vivo ma quasi. Alcuni mesi fa abbiamo registrato una live session che vi faremo vedere molto presto e nella setlist è presente ovviamente anche Luna Park, il nostro primo singolo. Abbiamo cercato di trasporre il brano dal vivo in modo che fosse da un lato fedele all’arrangiamento originale ma dall’altro anche carico del feeling che le canzoni hanno bisogno quando vengono trasportate nella dimensione live. Speriamo vi piaccia!

Quali sono i vostri programmi per l’estate?

A cavallo fra la primavera e l’estate pubblicheremo un altro singolo e infine il nostro primo EP, che verrà accompagnato anche dalla release della live session alla quale accennavamo prima. Stiamo lavorando per portare il disco dal vivo e nel frattempo stiamo anche mettendo mano ad alcune demo che diventeranno presto nuove canzoni.

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