Intervista con Francesco Curci

A pochi giorno dal nuovo singolo Cattivo Ragazzo, abbiamo scambiato qualche parola con Francesco Curci e questo è ciò che ci ha raccontato:

Prima domanda per rompere il ghiaccio: chi è Francesco Curci?

Potrà sembrare pretenzioso, ma mi viene da rispondere: un artista che mancava nel nostro panorama. Non conta quello che hai da dire, ma il modo in cui lo dici. E io oggi, dopo tanta ricerca, sento di aver trovato la mia dimensione, di aver conquistato un’identità artistica che mi permette di essere autentico nella cifra espressiva, nonché libero.

Parlaci un po’ del tuo background musicale: qual è stata la tua formazione e quali sono gli artisti che ti hanno ispirato?

Da bambino mi sono avvicinato alla musica grazie alla dance degli Aqua che erano i miei veri idoli, poi nel corso degli anni ho ascoltato di tutto. Però quello che sono oggi lo devo sicuramente ad artisti che ho iniziato a seguire più di recente e che mi hanno accompagnato in questo radicale processo di trasformazione degli ultimi tre anni: Harry Styles, Shawn Mendes, Jared Leto…

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con “Cattivo Ragazzo”?

Avevo in mente da tempo di scrivere questo brano, ma aspettavo l’occasione giusta per farlo. È il racconto di un’intera vita, dall’infanzia sino ai giorni nostri. Da bambino ero esagitato, inquieto, mi sentivo incompreso perché mi accorgevo che il mondo circostante non riusciva a tenermi il passo. E perciò ero spesso emarginato, considerato strano, diverso. Poi è arrivata la musica e tutto è cambiato: ho capito che era quella la mia strada, ha rimesso ordine dentro di me, mi ha reso più docile. In questo brano ho perciò riversato tutta quella rabbia accumulata, è stato uno sfogo personale, un vero e proprio canto di rivincita nei confronti di quanti non avrebbero mai pensato che potessi trovare il mio posto nel mondo.

Cosa puoi raccontarci sulla scena musicale della tua città e come ti inserisci all’interno di essa?
La mia città natale ha un ricco bagaglio musicale, specie in ambito jazz. È la città che ha dato i natali ad uno dei più celebri compositori italiani, Umberto Giordano, così come, guardando più avanti, a Renzo Arbore. Io provo a fare del mio meglio, portando in giro una mia visione della musica senza lasciarmi condizionare da chi mi ha preceduto o da chi oggi cerca di fare lo stesso, aggiungendo però qualcosa di nuovo, perché l’evoluzione deve essere alla base di questa professione se vuoi essere ricordato. Devi sempre domandarti: “sto dando qualcosa che mai nessuno, prima, ha dato?”

Qual è l’elemento che non dovrebbe mai mancare in un pezzo firmato da te?

L’emozione. Se io stesso non mi emoziono cantando o riascoltando un mio brano, vuol dire che non funziona perché non sarà in grado nemmeno di emozionare gli altri.

Quali saranno i prossimi step del tuo progetto?

Il mio primo disco di inediti di imminente uscita e una serie di appuntamenti dal vivo che mi permetteranno di portarlo in giro e di tornare sul palco per ritrovare il pubblico.

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Staff DM
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