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f o l l o w t h e r i v e r: un viaggio verso “Melbourne”. L’intervista

Chi è f o l l o w t h e r i v e r?

Ciao! Grazie mille per le domande e per l’intervista. f o l l o w t h e r i v e r è stato ed è tante cose. A volte molto vicino a quello che sono io e a volte invece molto lontano. Adesso mi piace pensare che sia una sorta di astronave con cui viaggiare attraverso le canzoni che scrivo, come mondi nuovi da esplorare.

 

Com’è nato “Melbourne”, il nuovo singolo?

Melbourne è nato ormai più di un anno fa nella sua forma embrionale, per poi raggiungere il suo stadio finale nella primavera dell’anno scorso. Come la maggior parte delle mie canzoni, è nata sotto forma di tessere di puzzle, note scritte e note vocali sparse nel tempo, per poi essere assemblata nel mio posto del cuore incastrato fra le montagne della Valle D’Aosta.

Anche se ogni tua canzone è “un pianeta a sé” c’è qualcosa che le lega?

Sicuramente una sorta di “tema” di fondo, per ogni fase musicale di questo progetto mi piace pensare che ci sia una sorta di filo invisibile che collega tutte le canzoni che ne fanno parte. Nel caso di questi ultimi brani questo filo è più sottile del solito, dato che ognuno di essi ha una connotazione molto precisa, ma si può dire che il tema comune sia quello del viaggio inteso come scoperta di sé attraverso il viaggio stesso e le relazioni con chi incontriamo nel corso di questo viaggio.

 

Qual è stato il punto di svolta nella produzione dei brani?

Sicuramente incontrare di nuovo dopo quasi dieci anni Federico Malandrino, il producer di questi ultimi brani. Io e Federico avevamo collaborato al mio primo EP in italiano e ci siamo ritrovati un paio di anni fa in un momento di passaggio creativo cruciale per me, e ho deciso di coinvolgere Federico in questo passaggio. Con la sua esperienza, ha saputo “smussare” gli angoli di una parte musicale di questo progetto aggiungendo all’equazione un mondo elettronico che potesse racchiuderla al meglio senza snaturarla. 

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Genova è la tua città natale, quanto ti ha influenzato e quanto c’è di Genova nei tuoi testi?

Genova è una città strana, anche se forse questo vale per ogni città descritta da chi la abita (anche se io non vivo propriamente a Genova). E’ una città un po’ schiacciata, continuamente tesa tra la voglia di costruire radici e la voglia di partire e non tornare più. E forse porta questa tensione, questo sentirsi schiacciati anche nelle persone che la abitano. Forse è questo quello che c’è di più di Genova nelle mie canzoni, questa sensazione di tensione. Tant’è vero che dopo che si è andati via non si vede l’ora di tornare, e quando si è tornati dopo poco non si vede l’ora di partire di nuovo.

 

La maggior parte dei tuoi brani, se non tutti, sono in inglese. Hai mai pensato di scrivere/cantare in italiano

Ci ho pensato molto spesso, e all’inizio il primo EP che abbia mai pubblicato era in italiano. Forse scrivere in italiano mi spaventa un po’, come se avessi la sensazione di non essere all’altezza, come se l’inglese fosse una specie di “vetro protettivo” per quello che voglio dire, con la sua immediatezza e semplicità. E poi probabilmente si adatta meglio al mondo di riferimento musicale delle mie canzoni. Ma chissà, mai dire mai…

 

Quali sono i progetti futuri?

Altra musica in arrivo molto presto e sicuramente (spero) tanti concerti dal vivo, che è la dimensione musicale a cui mi sento più vicino e in cui riesco a esprimere al meglio il significato delle mie canzoni.